I bei tempi vanno e vengono, ma i ricordi durano per sempre. Quei dolci ricordi di tre mesi in cui ho fatto il tirocinio per UniMoRe presso La Libertà sono ancora presenti vividamente come se avessi iniziato ieri… in realtà l’ho lasciata lo scorso dicembre, l’addio più difficile che abbia mai dovuto dare.
Come un destino
Tre anni fa sono arrivata a Reggio Emilia per frequentare l’università. Tutto di questa città, di questa diocesi era ancora nuovo per me. Ovviamente volevo saperne di più su questa nuova città, che ero impaziente di esplorare in ogni suo angolo… volevo visitare ogni chiesa. Sapendo che ogni diocesi ha il suo sito ufficiale sono andata sul sito di quella di Reggio Emilia-Guastalla per verificarlo: lì ho scoperto La Libertà, un giornale cattolico. La cosa mi ha completamente sorpresa, perché in Vietnam la Diocesi cattolica non può, o non può ancora, avere un giornale ufficiale.
Da allora ho iniziato a seguire le notizie dal quotidiano online La Libertà e fin dal primo momento ho capito che volevo lavorare per loro, perché sarebbe stata la scelta perfetta per la mia specializzazione: Scienze della comunicazione.
Facendo una rapida ricerca scopro che nell’elenco delle aziende convenzionate con l’università per i tirocini c’è proprio il nome de La Libertà, il che mi rende ancora più interessata e fa maturare in me la decisione che al momento opportuno mi sarei candidata. Quel giorno è arrivato nel mese di settembre 2022: attraverso l’università ho mandato il mio curriculum vitae e ho aspettato con speranza. Poi il mio cuore è scoppiato di gioia quando ho ricevuto una risposta da La Libertà di prepararmi all’intervista. Ero molto nervosa e non osavo sperare molto a causa delle mie limitata esperienza con la lingua e con il mestiere. Poi, grazie a Dio, sono stata accettata.
Il giorno del colloquio è stata la prima volta che ho incontrato il direttore, Edoardo Tincani, che è stato molto gentile e ha chiacchierato con me, ascoltato la mia condivisione e le mie aspettative per questo tirocinio.
Il colloquio si è svolto, anzi, la conversazione si è svolta in modo completamente diverso da quello che immaginavo: ho sentito l’accoglienza, la cordialità e la gentilezza.
Edo, il soprannome con cui si fa chiamare, mi ha fatto conoscere tutti, mi ha presentato lo spazio di lavoro e la struttura. Chi mai immaginava che avrei fatto uno stage qui…
Come un fiore che sboccia
Il mio primo giorno di tirocinio un misto di eccitazione e ansia mi ha accompagnato per tutta la giornata; ero nervosa perché non sapevo che lavoro avrei fatto, emozionata perché volevo iniziare subito a lavorare, preoccupata perché non sapevo se sarei riuscita a portare a termine il compito assegnatomi.
È innegabile che quel giorno ero ancora piuttosto timida e non osavo chiedere molto, anche se sapevo che chiedere è il modo più veloce per imparare. Proprio come i petali dei fiori devono aprirsi per sbocciare, così ogni giorno avevo bisogno di imparare e impegnarmi di più. Se non avessi avuto la fortuna di lavorare con persone così amichevoli e disponibili, non sarei riuscita a superare la perplessità così velocemente.
Ogni giorno mi venivano assegnati incarichi come la pubblicazione di articoli, il controllo di siti web, l’editing di video… in generale, i compiti specifici della redazione. Giorno dopo giorno, mi sentivo sempre più a mio agio in un ambiente di lavoro positivo e dinamico, e comprendevo sempre un po’ di più quanto è duro il lavoro dei miei colleghi di redazione.
Allo stesso tempo, l’amore e l’ammirazione reciproci sono cresciuti in me. Amore perché questo è il lavoro che ho sempre desiderato; ammirazione per il loro entusiasmo e lo spirito di sacrificio. Lavorano instancabilmente con la missione di comunicare, aggiornare le informazioni per la comunità… e non è un lavoro facile.
Come un regalo
Essere una tirocinante è stata un’esperienza unica in cui sono stata potenziata, ispirata e ho imparato qualcosa di nuovo ogni giorno. Dall’ingresso il primo giorno fino alla partenza tre mesi dopo ho acquisito così tanta conoscenza ed esperienza che non avrei potuto immaginare prima di iniziare. Questo è esattamente il dono che Dio che mi ha fatto, il dono dell’amicizia con i colleghi. Il direttore Edoardo, poliedrico, entusiasta, amante del lavoro, leader esemplare della redazione, è stato lui a guidarmi fin dal primo giorno. Immagina quanto deve essere grande il lavoro del direttore di una redazione, del direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi, un vero appassionato di media. Il vice direttore, Emanuele, che mi ha insegnato molte cose preziose. Sono appassionata di riprese e montaggio e lui è davvero un esperto in questo campo. Quest’uomo, di talento ma molto umile, è quello che segue le messe dal vivo, e devi effettivamente lavorare per renderti conto di quanta preparazione ci vuole per trasmettere una messa in diretta.
E chi immortala i momenti preziosi nelle cerimonie o negli eventi diocesani altri non è che il mio “idolo”, l’amabilissimo fotografo Giuseppe, che chiamiamo affettuosamente Peppo. Penso che per produrre foto piene di sentimento il fotografo debba avere davvero profondità, visione e amore per l’arte e Peppo è tutto questo. Ho anche imparato molte cose preziose da lui, molti trucchi per la fotografia. Ho pure appreso molte abilità utili per il lavoro dell’impaginazione, grazie alla gentile guida del migliore artista grafico che abbia mai conosciuto, Paolo. Questa persona laboriosa e perspicace ha creato pagine strutturate scientificamente e artisticamente. Per me Paolo è una persona delicata e premurosa; se avevo delle domande, Paolo mi ha dato risposte più specifiche, così ho potuto imparare cose nuove. Anche Matteo mi ha aiutato durante il mio tirocinio: è il manager simpatico e molto umoristico, da lui ho imparato l’intelligenza e l’eccellenza nell’ambito di amministrazione. Cecilia, la grande grafica, “contenderà” la classifica a Paolo, seguita da Nicholas, lo stagista della scuola Enaip con cui ho condiviso tante ore in redazione, sempre pronto al lavoro.
Insomma, ho collaborato con un team dinamico, che lavora insieme come una famiglia unita e molto responsabile sul lavoro. In effetti, sono stata molto fortunata ad avere l’opportunità di lavorare con loro: ormai li considero amici intimi, come una famiglia.
Mi sento grata a ognuno di loro perché hanno contribuito a creare un’esperienza per me unica e bellissima; ogni volta che ci penso, non so come potrei ringraziare Dio abbastanza. O in alternativa, come ha detto il nostro vescovo Giacomo nella messa del 70° anniversario de La Libertà, preghiamo insieme per queste persone “perché possano essere sempre ispirate da questa consapevolezza di compiere non semplicemente un lavoro ma un servizio prezioso per la comunità”.
Un nuovo inizio
Così dice un poeta vietnamita, “Mentre sono qui, questa è la mia patria, dopo diventa parte della mia anima”. Esatto! La Libertà sarà sempre nel mio cuore e ciò che ho appreso qui mi preparerà per un nuovo viaggio che, solo Dio lo sa, forse mi porterà ad incontraci di nuovo. E ci rivedremo sicuramente, in qualche modo…
Linh Pham