Arrivano le prime sentenze e con queste le prime eliminazioni dal Mondiale in Qatar giunto alla terza giornata di qualificazione e ormai prossimo agli ottavi di finale.
Per ora a fare le valigie del ritorno non ci sono grosse sorprese se non quella della Danimarca di Eriksen, semifinalista un anno fa all’Europeo e ora costretta a salutare la competizione mondiale.
La favola del giocatore danese ha avuto un lieto fine a metà.
Chi di sicuro va a casa con l’amaro in bocca è il Messico del portiere Francisco Guillermo Ochoa, anche lui iscritto al club ristrettissimo dei giocatori che hanno disputato cinque edizioni dei Mondiali.
Nonostante la vittoria per 2 a 1 contro l’Arabia Saudita, la nazionale allenata da Tata Martino esce in virtù della peggior differenza reti che premia la Polonia.
Da regolamento a parità di punti in classifica si guarda la differenza reti. Se questa è in perfetta parità, ci si basa sullo scontro diretto e se anche questo risulta essere in parità si fa affidamento allo score fair play, ossia al numero di cartellini che una squadra ha preso nella fase a girone.
Sta di fatto che fino al 95 esimo minuto della partita il Messico era eliminato non in virtù dei gol subiti ma per i cartellini presi, in maggior numero rispetto a quelli polacchi. Così come da regolamento.
Ora, per chi ha visto le due partite ha sicuramente notato un Messico arrembante contro l’Arabia Saudita, che a sua volta avrebbe dovuto vincere per avere qualche speranza di passaggio, e una Polonia che ha letteralmente evitato di giocare contro l’Argentina, anch’essa alla caccia dei tre punti per passare il turno.
Due partite vere insomma. Se non che, dopo aver subito il doppio vantaggio argentino, la Polonia ha pensato di più a non prendere gol e soprattutto ammonizioni, che a giocare a calcio.
Le immagini dello sconsolato bomber polacco Lewandowski che non ha toccato mezza palla in tutto il match la dicono tutta.
Fatta la regola trovato l’inganno dicono i saggi cosa che la Polonia ha saputo sfruttare appieno smettendo di giocare, ringraziando la manona di super Szczęsny che ha parato un rigore a Messi e stando con l’orecchio teso all’altra partita così da rimanere in parità di gol coi rivali del Messico fino al gol saudita di cui sopra.
Giusto che a uscire sia una squadra che ci ha provato fino all’ultimo e non una che ha speculato sul gioco per tutto il secondo tempo?
Giusto che a passare il turno sia la cultura del “non prenderle” piuttosto che quella del farne?
Anche questo è calcio… Di sicuro il gol dell’Arabia Saudita ha tolto la questione dal fuoco del dibattito. Arabia che saluta il Qatar con qualche rimpianto per il gioco espresso ma i cui giocatori di sicuro non piangeranno dato che riceveranno come premio una Rolls Royce Phantom dal valore di mezzo milione di euro ciascuna dopo aver battuto Messi e c. nella prima partita.
E a proposito di portieri, chi ha lasciato il Qatar anticipatamente è stato l’estremo difensore del Camerun, Onana, rispedito a casa per essersi ribellato al ct dei leoni d’Africa. Del resto, chi gioca a calcio sa molto bene che vigono regole imprescindibili all’interno di ogni gruppo/spogliatoio, fondamentali per poter giocare a calcio.
Guardando ai confini di casa nostra qualcun’altro ha deciso di partire anzitempo: è tutto il cda Juve che si è dimesso per i fatti noti del bilancio del club bianconero (più nero che bianco).
Chissà che magari in attesa di conoscere il loro destino Agnelli e company non vadano proprio in Qatar e che magari ci mandino la più classica delle cartoline: “Qui è tutto molto bello, non torniamo più”.