Un Mondiale d’amore

Una delle parole più usate, inflazionate, abusate etc etc. è sicuramente AMORE.

Chi di noi non ha mai avuto a che fare con questa parola così potente, anzi onnipotente se pensiamo a tutto quello rappresenta e a tutto quello che l’amore muove.

Letteratura, musica, teatro, cinema… le più grandi opere e i più grandi successi al boxoffice parlano di amore. E cosa c’entra tutto questo con una rubrica che parla di calcio?

L’amore è sbarcato anche in Qatar con la querelle che sta interessando tante nazionali impegnate a giocarsi il Mondiale arabo.

Mi riferisco al ONE LOVE che tante squadre avrebbero voluto sulla fascia del proprio capitano, di fianco al cuore arcobaleno a difesa dei diritti LGBT e contro ogni discriminazione, lì sul braccio sinistro, quello vicino al cuore.

Ma la FIFA ha impedito la speculazione arcobaleno, dando indicazioni ben precise: ad ogni fase del torneo ogni capitano indosserà una fascia a tema veicolando una serie di messaggi: “Football Uniting The World” (“Il calcio unisce il mondo”, prevista per la prima partita dei gironi) o “Save The Planet” (“Salva il pianeta”, prevista per la seconda partita). Vedremo come saranno le prossime…

Opinabile o meno, non sta a me dirlo. Sta di fatto che nel Mondiale forse meno amato dai tifosi di tutto il mondo, con noi italiani in prima fila, fa effetto vedere i giocatori provare a prendere posizione e schierarsi. Sarebbe bello vederli così, non solo sulla ribalta mondiale, ma anche in ogni campionato di club: che effetto farebbe se un giocatore interrompesse la partita per i cori razzisti rivolti a un calciatore avversario? Che effetto farebbe se i calciatori si rifiutassero di scendere in campo di fronte ai comportamenti di certi imbecilli che popolano i nostri stadi? Chissà magari un giorno ci arriveremo e non solo per provare a boicottare il ricco Qatar (senza riuscirci per altro).

Tornando all’amore, quello per il gioco, questo Mondiale ci sta riservando qualche sorpresa: cadono Argentina e Germania sotto i colpi di Arabia Saudita e Giappone.

Per Messi, al suo ultimo tango mondiale, si riaffaccia l’incubo coppa del mondo con quel macigno così pesante che è il sempre presente paragone con El Diez per antonomasia, Diego Maradona.

Invece lo spauracchio per i tedeschi ha avuto gli occhi a mandorla dei giapponesi che, come nei cartoon della mia infanzia, hanno ribaltato pronostici e risultato: forse davvero si allenano in campi chilometrici come nelle puntate di Holly e Benji vedendo come indemoniati attaccavano l’area tedesca.

Chi per ora non ha tradito è la bella Spagna di Luis Enrique e la Francia trascinata da un Giroud che, come il vino, più invecchia più diventa buono.

Non può non mancare la storia a lieto fine: vedere Eriksen giocare con la sua Danimarca dopo qualche mese da quel tremendo malore al campionato europeo che tenne tutti col fiato sospeso.

In attesa di Portogallo e Brasile se ne va il primo turno di Qatar 22.

A proposito di Portogallo e di amore, è di questi giorni la fine della storia tra Cristiano Ronaldo e il Manchester United, con tanto di rimozione dell’immagine del campione dall’Old Trafford.

Perché si sa, non sempre gli amori finiscono come vorremmo.

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