Le migrazioni a causa del clima

Secondo la Banca Mondiale, entro il 2050 vi saranno 143 milioni di persone costrette a muoversi forzatamente dalle loro terre a causa dei cambiamenti climatici; il dato – pur impressionante – riguarda l’Africa subsahariana, l’Asia meridionale e l’America Latina, ma estendendo lo sguardo a tutti i continenti, l’International Displacement Monitoring Agency prevede che saranno addirittura 250 milioni le donne e gli uomini che entro la metà del secolo saranno costrette a fuggire da terre inondate o desertificate, distrutte da tornado e altri eventi atmosferici in grado di renderle inabitabili.

È a questa umanità in fuga, forzatamente migrante, che guarda il convegno “Popoli rabdomanti” organizzato dalla cooperativa sociale L’Ovile e in programma sabato 5 novembre alle ore 16 nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

“Sarà un confronto con qualificati esperti sul clima e sulle migrazioni – sottolinea Valerio Maramotti, presidente della cooperativa sociale di via De Pisis -, ma vuole soprattutto essere una riflessione sull’impegno della nostra comunità locale a sostenere e, quando è necessario, ad accogliere”.
“La stragrande maggioranza delle persone costrette alla fuga a causa di cambiamenti climatici – prosegue Maramotti – si sposta nelle prime aree abitabili vicine, che spesso, a loro volta, hanno bisogno di solidarietà internazionale per reggere l’urto di queste migrazioni, assicurare condizioni di vita dignitose e sostenere progetti di ritorno in aree da ricostruire; al tempo stesso, però, vi sono anche condizioni climatiche disastrose il cui perdurare spinge milioni di persone ad un abbandono definitivo e alla ricerca di opportunità in altri Paesi”.

La sede della cooperativa sociale L’Ovile
La sede della cooperativa sociale L’Ovile

“Questo – spiega Maramotti – è quel che è accaduto, ad esempio in Paesi come Ciad, Niger, Camerun e Nigeria con il progressivo prosciugamento del lago Ciad, risorsa vitale per quelle terre, che in 50anni si è ridotto del 90%; con l’aggiunta dell’insurrezione di Boko Haram, questo ha determinato la fuga di 3,5 milioni di persone, in gran parte giunte in Europa”.
“Che sia lontana, alle porte o dentro i nostri confini – conclude Maramotti – questa grande parte di umanità ci interroga, ha diritto ad una voce e ad un ascolto che nasce, innanzitutto, dalla consapevolezza e dalla conoscenza di fenomeni di cui, spesso, non percepiamo l’enorme portata”.

Di questo, dunque, si parlerà nel convegno del 5 novembre, cui interverranno Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico, Francesca Santolini, giornalista e divulgatrice ambientale, Sabika Shah Povia, giornalista, Lucia Ghebreghiorges, esperta di comunicazione istituzionale e advocacy nel campo dei diritti umani; a moderare i lavori sarà Edoardo Tincani, direttore del settimanale diocesano La Libertà.

Il convegno – che apre le celebrazioni del trentennale di fondazione della cooperativa sociale L’Ovile – sarà aperto dagli interventi del sindaco Luca Vecchi e del presidente Valerio Maramotti.
L’intervento di Mercalli e degli altri relatori sarà preceduto dalla proiezione di un video sull’alluvione in Pakistan di poche settimane fa, che ha causato più di 1.000 vittime e ha colpito 33 milioni di persone.

Gino Belli

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