Si avvieranno il 5 novembre, nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia, le celebrazioni del trentennale della cooperativa sociale L’Ovile che, con quasi 15 milioni di fatturato, 327 soci e 375 lavoratori, rappresenta la realtà di maggiori dimensioni tra le coop sociali del sistema Confcooperative.
“Inizieremo – spiega Valerio Maramotti, presidente de L’Ovile – approfondendo il tema delle migrazioni forzate legate ai cambiamenti climatici che si verificano sul nostro pianeta; fenomeni che, soprattutto nei Paesi più poveri del mondo, si consumano senza clamore, pur causando migliaia di vittime e costringendo milioni di persone ad abbandonare le loro terre”.
“Con questo tema – prosegue Maramotti – daremo il via ad una serie di eventi che ci accompagneranno per diversi mesi e che abbiamo scelto per approfondire grandi questioni legate alle tante povertà e fragilità che si registrano nel mondo e anche nelle nostre comunità locali, ma anche le tante azioni solidali che connotano il nostro territorio e la stessa storia della nostra cooperativa”.
Fondata nel marzo 1993 a Pratofontana nella comunità di don Daniele Simonazzi, la cooperativa sociale si dedicò, inizialmente, alla raccolta e alla vendita di cartone; “un’attività povera – ricorda Maramotti – che comunque consentì di offrire qualche possibilità di lavoro a persone in grande stato di bisogno, tanto che il primo dipendente de l’Ovile fu un ospite del carcere di Reggio Emilia ammesso alle misure alternative e tra le prime donne avviate al lavoro vi furono giovani vittime di tratta”.
Un’attenzione, quella riservata ai detenuti, e soprattutto a quelli della sezione psichiatrica, che caratterizzerà tutta la storia della cooperativa sociale reggiana, ancora oggi molto impegnata, sia con strutture d’accoglienza che con progetti e servizi, all’interno della struttura carceraria (con un laboratorio di falegnameria, tra l’altro), nell’accompagnamento al reinserimento e nell’ambito della giustizia riparativa.
“Una prima e grande svolta nella nostra attività – spiega Maramotti, che sottolinea il forte legame originario con la Chiesa reggiana – avvenne nel 1994, quando l’allora Acia (oggi Iren) ci coinvolse nei progetti di esternalizzazione dei servizi di spazzamento e raccolta differenziata dei rifiuti, dando il via a quel ramo di attività legato a servizi ambientali, agricoltura e manutenzione del verde che oggi rappresenta il 30% del nostro fatturato”.
La storia de L’Ovile è segnata, tra l’altro, da diversi processi di integrazione; nella coop sociale di via De Pisis – che a propria volta è stata tra i soci fondatori del Consorzio Oscar Romero e della Polveriera di Reggio Emilia – sono confluite altre importanti cooperative (l’Eco di Rubiera, Maia di Bagno e Il Villaggio di Casina), che hanno portato ad una ulteriore diversificazione delle attività, che oggi, oltre ai servizi ambientali, riguardano l’accoglienza di migranti (25,4% del fatturato), le pulizie (12,8%), i servizi assistenziali (10,8%), le lavorazioni industriali (8,8%), e, ancora, educazione ambientale (con la struttura Ecosapiens), laboratori socio-occupazionali, commercio al dettaglio e produzione di energia.
“Negli ultimi dieci anni – sottolinea Maramotti – abbiamo quasi triplicato il numero dei dipendenti, passati da 160 a 375, di cui 181 soci-lavoratori, rafforzando decisamente la nostra capacità di inclusione al lavoro di persone in condizioni di fragilità, che nel 2021 hanno rappresentato una quota superiore al 50% sul totale dei lavoratori”.
“Abbiamo costruito e continuiamo a costruire comunità”, conclude Maramotti; “proprio per questo partiremo con le nostre celebrazioni guardando alle aree povere del mondo, a chi da esse fugge e bussa anche alle porte dei reggiani, ma allargando poi lo sguardo ai più fragili che nel nostro territorio chiedono azioni solidali e progetti di sostegno e accompagnamento che possono realizzarsi in un intreccio sempre più stretto di azioni pubbliche e private”.