La legaPRO porta il Beato Carlo Acutis a Reggio Emilia

Mercoledì pomeriggio, sul campo in erba del Centro Sportivo Italiano, in via Agosti, i ragazzini del 2010 della Reggiana hanno sfidato in una gara amichevole una selezione dei migliori atleti delle varie società che fanno parte del progetti di affiliazione “Provincia Granata”.

Subito dopo la partita, atleti, tecnici e dirigenti si sono diretti al salone dell’oratorio Don Giovanni Bosco, in via Adua, per assistere all’incontro dedicato al Beato Carlo Acutis, un ragazzo innamorato dello sport, prematuramente scomparso nel 2006 a causa di una leucemia fulminante, che nella sua vita ha sempre dimostrato il suo buon cuore e la sua generosità nei confronti di chiunque avesse bisogno. Proprio la figura di Carlo Acutis è stata sposata dalla LegaPro, quindi la Lega di Serie C della Figc, che lo ha eletto a proprio “patrono-protettore”, portando quindi come esempio la vita e i valori di questo giovanissimo atleta scomparso a soli 15 anni.

L’ospite d’onore di questa giornata è stato proprio il presidente della Lega Pro – Serie C, Francesco Ghirelli, che ha assistito alla partita, per poi partecipare al successivo convegno assieme al presidente del Comitato regionale della Figc dell’Emilia Romagna Simone Alberici, al direttore generale della Reggiana calcio Vittorio Cattani, al presidente Carmelo Salerno, al socio granata Giuseppe Fico, oltre al responsabile del settore giovanile Marco Lancetti e al segretario generale Nicola Simonelli. All’appuntamento ha presenziato anche il designatore dell’Aia provinciale della Figc Antonio Apicella, mentre al convegno, tra i relatori, è intervenuto anche il presidente del Centro Sportivo di Reggio Emilia Alessandro Munarini.

I ragazzi, al termine della partita, dopo una gradita merenda a base di gnocco, pizza ed erbazzone fornita dagli allenatori, sono quindi arrivati tutti in via Adua dove hanno ascoltato con grande interesse e sincera ammirazione il racconto della vita di Carlo Acutis e i valori che ne hanno animato le gesta, il tutto supportato dalla testimonianza della madre del ragazzo, Antonia Salzano, che ha raccontato suo figlio attraverso un video, mettendo in evidenza ciò che il ragazzo ha sempre fatto per gli altri. In quella sede si sono poi aggiunti tra i relatori l’assessore comunale Raffaella Curioni e il “padrone di casa” monsignor Alberto Nicelli della diocesi di Reggio. A moderare il dibattito è stato il giornalista Massimiliano Castellani del quotidiano Avvenire.

L’augurio e il messaggio che i relatori hanno rivolto ai tanti ragazzi presenti in sala è stato proprio questo: l’esempio di grande disponibilità verso il prossimo da parte del Beato Carlo, un esempio davvero importante per tutti i giovani, soprattutto considerando il periodo che stiamo vivendo. Padre Carlos Ferreira, rettore del Santuario della Spogliazione di Assisi, dove sono raccolti i resti del di Carlo Acutis, ha rimarcato il messaggio contenuto nella slide di presentazione del progetto ossia, “Fare amicizia con Carlo”.

Proprio su questo punto e sull’importanza dell’attività sportiva negli oratori è intervenuto il presidente del Csi provinciale Alessandro Munarini: “Credo sia fondamentale che la Lega Pro, che fa parte del mondo professionistico, porti un messaggio così importante e così forte ai nostri giovani. Non è affatto scontato tutto questo e infatti tale decisione da parte della Lega Pro la considero encomiabile e senz’altro vincente – specifica Munarini – Noi ci rivolgiamo spesso ai giovani per cercare di capire il loro punto di vista, per poi formulare loro proposte ben precise, allo scopo di intercettare il loro pensiero. Spesso e volentieri, infatti, ci si dimentica di ascoltare i nostri ragazzi e il portare loro questo esempio del Beato Acutis è sicuramente un modo efficace di ascoltarli.

Grazie a questo esempio, infatti, alla domanda che, in maniera latente, ogni ragazzo spesso ci fa, ossia “ma voi, che esempio ci date”, noi adulti, questa volta, abbiamo la possibilità di rispondere con l’esempio del Beato Acutis. Carlo era infatti un ragazzo come loro, che è morto a 15 anni, ma che viveva una vita normalissima, faceva sport, era appassionato di social perché sapeva quanto fosse importante la comunicazione, ma a differenza di molti ragazzi della sua età andava a Messa e riceveva l’eucarestia tutti i giorni, dicendo “…questa è la mia strada per il cielo”.

La grande differenza fra lui e gli altri era quindi nel suo modo di vivere la fede e il suo modo di vivere per il prossimo. Proprio nel contesto del vivere con gli altri e per gli altri si inserisce l’importanza dello sport oratoriale: un cristiano vive “l’altro” da fratello, mentre uno sportivo lo vive da “compagno di squadra”. Il passaggio fondamentale è infatti questo: lo sport in oratorio è importantissimo perché pone le basi per una vera educazione cristiana, ma soprattutto umana e, se vissuto in modo corretto, consente ai nostri ragazzi di oggi di diventare uomini domani. Le stesse carte costituenti del Csi sottolineano l’importanza di mettere la persona al centro, mentre il progetto sportivo è soltanto un mezzo per arrivare all’obiettivo finale, che è l’uomo”.

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