Intenso e partecipato incontro di preghiera nel pomeriggio di venerdì 25 febbraio in San Giorgio, la chiesa costruita dai gesuiti e che oggi ospita la comunità greco-cattolica ucraina. Alla ferocia della guerra scatenata da Putin è stata contrapposta la forza della preghiera di intercessione per impetrare da Dio (“Gospodin”) il dono della pace.
La lingua ucraina e quella italiana si sono alternate nella celebrazione liturgica presieduta da padre Michele. Sono stati intonati canti della tradizione religiosa ucraina.
Attorno all’altare, davanti all’iconostasi, erano l’ucraino padre Giustino; don Giovanni Rossi, vicario episcopale per le aggregazioni laicali e delle commissione ecumenismo; don Luca Grassi e don Gionatan Giordani, rispettivamente parroco e vicario parrocchiale della parrocchia dei Santi Agostino, Stefano e Teresa, che ha partecipato all’iniziativa; il diacono Giuseppe Piacentini della Commissione ecumenismo.
Nell’omelia padre Giustino ha ripetuto più volte che uniche armi per avere la pace sono la preghiera e la verità. Il religioso era in procinto di tornare in Ucraina, ma è stato bloccato dall’invasione da parte della Russia, che si dichiara stato cristiano, iniziata il 24 febbraio – ma di fatto la guerra dura da otto anni. Le vittime sono tante, in particolare donne e bambini e tantissimi i rifugiati.
Padre Giustino ha ringraziato per la vicinanza dimostrata dai reggiani agli ucraini con la folta partecipazione alla liturgia e ha affermato che la preghiera è l’arma dei cristiani; inoltre ha sottolineato che la verità, che come indica l’evangelista san Giovanni “renderà liberi”, è indispensabile per conoscere Cristo e costituisce l’unica strada. Anche Satana propone una sua verità che porta al peccato e l’uomo ad allontanarsi da Dio. Per giustificare questa guerra si è prima fatto ricorso alla parola sbagliata, a cui ha fatto seguito il ricorso alle armi. In Ucraina vive un popolo pacifico che vuole restare sulla propria terra, che appartiene al popolo dell’Europa.
Cosa allora si può fare? Il sacerdote ucraino ha richiamato l’appello rivolto a Fatima nel 1917 dalla Madonna ai tre pastorelli: pregare per la conversione della Russia.
Accogliendo l’invito di papa Francesco, profondamente preoccupato per la pace in Ucraina e per la sicurezza dell’Europa, la celebrazione è stata conclusa dalla recita della preghiera composta da San Giovanni Paolo II “Signore, apri il cuore degli uomini al dialogo e sostieni l’impegno degli operatori di pace. Mai più la guerra, avventura senza ritorno; mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza”.
Al termine della liturgia, don Giovanni Rossi ha ricordato il gesto di grande umiltà compiuto da Papa Bergoglio che alle 12.30 di venerdì 25 febbraio si è recato all’ambasciata russa presso la Santa Sede per manifestare la sua profonda preoccupazione per la guerra in atto. Inoltre il vicario episcopale ha sottolineato la vicinanza della Commissione ecumenica alla comunità ucraina e la necessità di fare tacere le armi. Ha altresì evidenziato la necessità di insistere nella preghiera a Maria perché interceda da Dio il dono della pace.
Giuseppe Adriano Rossi