Quando di un sacerdote ci si dimentica il cognome, beh, significa che è entrato nel cuore del suo popolo, della sua gente, dei suoi fedeli. Chiameresti mai per cognome una persona che senti cara, vicina, tua?
Chi di noi, noi che lo abbiamo amato come pastore di anime, chi di noi, dicevo, ricordava che don Tullio di cognome faceva, appunto, Menozzi?
Qui sta, io credo, il miracolo di una confidenza condivisa. Tra l’Oratorio Don Bosco degli anni Sessanta e oltre, poi nella parrocchia del Parco da lui creata quando si avvicinavano la fine del secolo e del millennio, ecco, don Tullio sempre è rimasto fedele.
Fedele alla sua idea di comunità. Animato da una convinzione intima, mai rinnegata: aggregare, coinvolgere, in breve dare un senso alla nostra presenza qui.
Sono discorsi difficili, me ne rendo conto. Noi contemporanei siamo quotidianamente condizionati, vorrei aggiungere in negativo, da una pretesa di indifferenza, dal contagio silenzioso di un egoismo talvolta imbarazzante. È la modernità, bellezza.
Ma don Tullio, per fortuna senza cognome!, si è sottratto a questa logica (?) che tutto pialla, leviga, attutisce.
Accidenti, no! Si poteva e ancora si può credere in un modello diverso. Si può rifiutare l’omologazione professando una Fede (con la maiuscola!) nel disegno provvidenziale e miracoloso del Cristianesimo.
Io l’ho visto, don Tullio. L’ho visto insieme alle mie figlie, l’ho visto animare i campi estivi, l’ho visto in mezzo alle atmosfere festive delle sagre parrocchiali.
Ma ho visto in lui, sempre!, anche il sacerdote, il prete, il testimone di una Speranza infinita, più grande di lui, più grande di tutti, più grande del suo cognome.
Don Tullio è stato con noi e per noi, all’oratorio Don Bosco e nella parrocchia del Parco che tanto ha amato, è stato con noi, dicevo, perché era consapevole che nessuno si salva da solo. Conoscerlo è stato un bene. Volergli bene, un piacere. Dirgli grazie, oggi che ci guarda da Lassù, è, banalmente, un dovere.
See you later, don.
Leo Turrini
Grazie di tutto Don e grazie Leo perchè sai sempre descrivere le persone e gli avvenimenti in modo profondo e toccante!
Grazie di tutto a don Tullio e grazie anche al sempre bravo Leo Turrini per l’articolo.