Una piazza a Madre Giovanna

Al centro, davanti, Madre Giovanna Francesca Ferrari

La parrocchia di San Giuseppe, in via Fratelli Rosselli 31 a Reggio Emilia, intitola a Madre Giovanna Ferrari il piazzale antistante la chiesa; già dal 1938 nel quartiere vi era la presenza delle suore Missionarie Francescane per assistere ed aiutare le famiglie, i bambini, i poveri, i bisognosi, gli emarginati dell’allora Villaggio Catellani.

Domenica 19 dicembre alle ore 10 il piazzale della parrocchia di San Giuseppe Sposo di Maria Vergine sarà intitolato a Madre Giovanna Ferrari alla presenza del parroco dell’unità pastorale “Casa di Nazareth” don Corrado Botti, del parroco emerito don Giuseppe Palazzi, della superiora generale madre Fatima Godiño, della responsabile per l’Italia suor Giampaola Rago, dell’assessore del Comune di Reggio Emilia Lanfranco de Franco e delle consigliere comunali Paola Ferretti, sorella di suor Rosa, missionaria francescana, e Lucia Piacentini, figlia di Osvaldo e Liliana, famiglia molto legata alla Madre ed alla comunità delle suore.

Pubblichiamo in questa pagina, insieme a una breve nota biografica su Madre Giovanna, i contributi scritti per La Libertà da Chiara Piacentini e dalle suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato.

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Le SUORE MISSIONARIE FRANCESCANE nella parrocchia
di SAN GIUSEPPE a REGGIO

Il territorio del vecchio Villaggio Catellani, ormai scomparso, intorno agli anni 1938/39 era quello che oggi chiameremmo un quartiere “difficile”: non vi era la parrocchia, nascerà nel 1946, e le suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato assistevano gli ammalati, gli indigenti, gli anziani, i bambini, non negando mai a nessuno il loro solerte aiuto: ogni servizio era prestato sempre con cuore e capacità.

Le suore “pendolari” provenivano da via Ferrari Bonini in città e da Sabbione: si recavano quotidianamente – anche inforcando una bicicletta (dando anche un po’ di scandalo per quegli anni) – nel quartiere periferico per educare i bambini, curare i malati ed anche insegnare alle ragazze un mestiere come il taglio e cucito in un locale messo a disposizione presso la scuola elementare. Dopo la guerra, nel 1946, le suore ritornarono al Villaggio per riprendere la loro missione apostolica e caritativa in un quartiere sempre segnato dalle molte povertà.
In quello stesso anno fu costruita una piccola cappella in legno per la messa domenicale, dando alle suore un alloggio nelle vicinanze della chiesa.

Don Alberto Altana, ordinato nel 1949, fu inviato subito presso il Villaggio Catellani: furono anni durissimi che misero alla prova il carisma particolare del sacerdote reggiano. Per capire il clima, si narra che don Alberto trascorse al freddo la sua prima notte nella baracca in lamiera uso canonica perché i ragazzi del quartiere gli infransero tutti i vetri a sassate. Don Alberto era coadiuvato da un gruppo di giovani universitari che assistevano negli studi in particolare i ragazzini – ed anche adulti – per sostenere gli esami scolastici. Tra questi Osvaldo Piacentini, che avrà con Madre Giovanna un legame molto forte e che, molti anni dopo, diventerà il primo diacono della parrocchia.

Nel 1952, con la costruzione della prima chiesa in muratura, le suore ebbero un’abitazione con ambulatorio e, nel 1955, nacque la scuola dell’infanzia San Giuseppe, della quale si sono occupate fino al 2009. Il quartiere era sempre formato per la gran parte da case popolari, essendosi lì trasferito una parte del cosiddetto “Popol Giòst” di Borgo Emilio e, in seguito, per la costruzione delle case di via Fenulli-Bergonzi. La presenza delle suore, instancabili nella visita alle famiglie, nella cura delle persone, nell’educazione dei piccoli in parrocchia e alla scuola materna, la loro stretta collaborazione con i diversi parroci che si sono succeduti negli anni, da don Giuseppe Palazzi fino all’attuale don Corrado Botti, è stata ed è fondamentale ed è rimasta nel cuore di tutti coloro che ne sono stati toccati.

Molte le suore che sono passate da San Giuseppe ed hanno lasciato la loro impronta: ne citiamo solo due, suor Piera Corradini, scomparsa prematuramente nel 1981, che ha diretto a lungo la scuola materna e le attività caritative nel decennio precedente: donna di grande fede e preghiera, è stata a lungo rimpianta dai bambini che ha accudito e dai poveri che ha servito con amore talvolta eroico, incurante dei pericoli e delle malattie ai quali si esponeva; e suor Graziana Folinazzo, scomparsa poche settimane fa, che da Reggio Emilia nel 1987 è partita per l’Africa, dove è stata per alcuni decenni nella missione a servizio di bambini orfani e soli, curandone l’alfabetizzazione l’educazione e l’evangelizzazione con il suo coraggio e il suo entusiasmo contagioso.

Negli anni recenti le suore del Verbo Incarnato non abitano più a San Giuseppe, ma suor Clara Pifferi, instancabile, vi giunge tutti i giorni in autobus per continuare a seguire i “suoi” anziani, gli ammalati, i poveri, gli emarginati, i più bisognosi, una presenza familiare e affettuosa che ricorda – ed è ricordata – da diverse generazioni, dai bambini ai nonni.

Chiara Piacentini

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