Obiettori di coscienza in Italia e… in Spagna

L’associazione radicale “Luca Coscioni” durante il suo congresso nazionale l’11 ottobre scorso ha presentato un dossier, a cura di Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, sulla presenza degli obiettori di coscienza (per l’aborto). In Italia ci sono almeno 15 ospedali in cui il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza.

Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Campania, Puglia le regioni con almeno un ospedale con il 100% di obiettori. E poi ci sono almeno altri 20 gli ospedali con più dell’80% di operatori sanitari obiettori (medici, anestesisti, personale non medico).
E altri 13 quelli con una percentuale di personale medico e anche non medico che supera l’80%.

Tutti a lamentarsi perché sarebbero un ostacolo all’aborto. Per l’associazione Luca Coscioni la relazione al Parlamento sulla stessa legge del Ministero della salute, pubblicata lo scorso 16 settembre, e i dati in essa contenuti restituiscono una fotografia poco utile, sfocata, parziale di quanto avviene realmente nelle strutture ospedaliere del nostro Paese. Dicono loro. Ma la relazione del Ministero sostiene che il “diritto d’aborto” non è intaccato ed è disponibile per le donne in Italia. Ribadiamo che non esiste il “diritto d’aborto” nella Costituzione e anche… nel sentire della gente.

Sono gli Obiettori di coscienza che non sono tollerati. Forse perché risvegliano la coscienza degli altri.
Questo è ben poca cosa rispetto a quello che accade in Spagna. Dopo la “ley trans” (la legge sui transessuali) il ministro Irene Montero punta all’aborto liberissimo: no ai tre giorni di riflessione, no al consenso dei genitori per i minori, no ai camici obiettori, sì alle pene per i gruppi pro vita. L’agguerrita e arrabbiata Irene Montero, tra i cinque ministri di Podemos rimasti in carica dopo il rimpasto di Sánchez, dice che “La Spagna è pronta a depenalizzare definitivamente l’aborto”, “il diritto dei medici all’obiezione di coscienza non può essere superiore al diritto di scelta delle donne”.
Incassata la vittoria sulla “ley trans” che consentirà il cambio di sesso all’anagrafe a partire dai 12 anni (!), Irene Montero punta a smantellare la legge sulla salute sessuale e riproduttiva.

Per il ministro dell’Uguaglianza è inammissibile che un medico si metta di mezzo tra un bambino e il diritto di una donna di sopprimerlo in “un ospedale pubblico, vicino a casa, scegliendo il metodo preferito”.
Peraltro la Spagna vuole una legge simile a quella francese dove c’è addirittura il “reato di intralcio all’aborto”, esteso anche a internet. Questo significa che non è possibile fornire informazioni ma nemmeno pubblicare testimonianze di donne che hanno descritto la loro scelta di interrompere la gravidanza come controversa e dolorosa.

Ma i medici spagnoli non ci stanno. Il Consiglio generale dell’Ordine dei medici si è scagliato contro Montero e la sua stizza contro il “medico obiettore”. È una riforma “cattiva, inaccettabile, illegale e ingiusta”, dicono i camici bianchi. Anche il presidente del Comitato di Bioetica della Spagna, Federico De Montalvo, dice che lo “Stato è obbligato a garantire che qualsiasi donna possa accedere a un Ivg, ma anche che un medico possa opporsi e che non debba essere discriminato per questo”.

I Radicali e gli abortisti in generale non riescono a capire perché tanti medici rinunciano ad una pratica che uccide, che papa Francesco senza mezze parole ha definito un “omicidio”. La coscienza rettamente intesa rimorde e gli obiettori sono una luce che indica la via.

Gabriele Soliani

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