Siamo reduci da qualche giorno da un soggiorno montano a Vetto dove abbiamo una seconda casa. Ogni anno, durante quel soggiorno, è abitudine mia e di mia moglie fare escursioni nel nostro stupendo Appennino che vanta luoghi eccezionali (la pietra di Bismantova, il Ventasso, il Cusna, la Nuda, monte Orsaro, i prati di Sara il Cerreto, i numerosi castelli…). Una delle mete preferite è il lago Calamone o Ventasso e così abbiamo fatto anche quest’anno, ma ne siamo ritornati molto amareggiati per lo stato di totale abbandono in cui si trova il bellissimo specchio d’acqua che si accinge a morire per l’incuria di chi è preposto a preservarlo.
Mai avevamo visto tante alghe, chiaramente marce, che oscurano il lago, mai tante canne dal lato del rifugio, tanta incuria del sentiero che costeggia il lago, oltre agli escrementi delle vacche che pascolano nei dintorni. In tutta l’area ho visto solo tre panchine all’inizio del lago; non un tavolo, non un cestino per la carta, alberi caduti ed abbandonati.
Parlando con le tante persone che lo frequentano ne abbiamo ricavato le stesse amarezze ed il rammarico per tanta incuria; tutti lamentano la scarsissima propensione al turismo dei nostri amministratori a cominciare dalla cura delle strade e la prova è lampante se la paragoniamo ai comuni limitrofi, in testa a tutti Parma, oltre alla Toscana, passato il Cerreto.
Alcuni anni fa venne presentato alla fiera di San Simone a Montecchio il direttore di un nuovo… ente che avrebbe dovuto coordinare e sviluppare il turismo nelle provincie di Reggio Parma e Piacenza; dopo tre anni, se non erro, fu sostituito da una donna pure essa presentata a Montecchio; i risultati? È vero che quest’anno la nostra montagna ha visto un afflusso eccezionale di persone, ma in parte, credo, sia dovuto alla pandemia che ci ha obbligati a scegliere mete vicine, nazionali e non tanto costose.
Si lamenta la fuga dalla montagna, lo spopolamento progressivo; ogni anno vengono a mancare oltre mille persone e non ne nascono, i giovani non trovano lavoro; la fibra, strumento eccellente, rischia di essere un investimento presso ché inutile e costosissimo se non è affiancata da promozioni nel turismo e nell’agricoltura specialistica e di nicchia; il contributo di 30.000 euro per i giovani non servirà ad attirare i giovani se non c’è lavoro; lo smart working non è da tutti e le aziende ancora non lo hanno ancora digerito del tutto… e poi sarà duraturo?
Allora non resta che… svegliarsi dal sonno, rimboccarsi le maniche, gestire l’immediato ma avere anche visioni di lungo periodo, avere la massima cura del nostro stupendo ambiente.
Innocenzo Fontana