Nonostante la tenuta del numero delle imprese (+0,5%, corrispondente a 86 unità in più), nel primo trimestre 2021 l’artigianato reggiano ha scontato ancora una situazione di vulnerabilità, con un calo dello 0,6% della produzione dell’artigianato manifatturiero. L’unica eccezione – nell’ambito di un comparto in cui si insedia il 34% delle imprese reggiane contro il 28% regionale e il 21% nazionale – è rappresentata dall’artigianato edile, che presenta andamenti positivi sia per la dinamica anagrafica che per la congiuntura economica.
Sono questi i principali indicatori che emergono dall’indagine congiunturale primo trimestre 2021, osservati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio; dati che rilevano ancora criticità a carico, soprattutto, delle piccole e piccolissime imprese dell’artigianato manifatturiero reggiano.
Stando alle dichiarazioni delle imprese, rispetto allo stesso periodo del 2020 si è registrato non solo un calo produttivo, ma anche una diminuzione del fatturato complessivo pari allo 0,9%, con un dato un po’ più alto (-1,2%) per quello estero. A questi valori in flessione si è associato anche quello riguardante gli ordinativi, scesi dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, con un calo meno sensibile per quelli provenienti dai mercati esteri (-0,2%).
In termini di prospettive le imprese artigiane dell’industria manifatturiera sono invece più ottimiste: guardando al secondo trimestre 2021, per 31 imprese artigiane su 100 la produzione aumenterà (51% prevede stabilità, 19% diminuzione), e per il 37% aumenteranno anche gli ordinativi (44% stabilità, 19% diminuzione).
Per l’artigianato edile la performance è decisamente migliore, anche perché sostenuto dal bonus ristrutturazioni: qui il volume d’affari è in crescita (+5,3% rispetto al primo trimestre 2020) e, di conseguenza, si registra più ottimismo anche nelle previsioni. Il 46,3% delle imprese prevede, infatti, che il volume d’affari aumenterà nel secondo trimestre 2021 e solo il 3,5% ipotizza un calo.
Con riguardo alla demografia delle imprese artigiane, le difficoltà legate alla pandemia e quelle già presenti prima del Covid (la produzione era scesa dello 0,6% anche nell’ultimo trimestre 2019) si sono scontate soprattutto sul calo delle iscrizioni (-13%, 65 unità). La contestuale e più rilevante flessione delle cessazioni non d’ufficio (-26%, con 169 cessazioni in meno) ha comunque consentito di raggiungere una crescita dello 0,5% (86 unità) delle imprese artigiane registrate.
Registrano andamenti in crescita soprattutto il settore delle costruzioni (+0,9%, 80 unità in più in valore assoluto) e quello del noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+7,3%, 42 unità). In controtendenza, invece, l’artigianato manifatturiero, che alla fine del primo trimestre contava 55 unità in meno rispetto allo stesso periodo del 2020 (-1,3%), dato che conferma la difficoltà del settore evidenziato dagli indicatori congiunturali.
Il calo delle cessazioni d’ufficio ha coinvolto quasi tutti i settori, contribuendo soprattutto alla “tenuta” delle imprese artigiane del manifatturiero (-25,7% di cessazioni non d’ufficio, 38 unità) e delle costruzioni (-28,1%, 86 unità).
Infine, gli imprenditori artigiani stranieri rappresentano il 12,5% sul totale: di questi solo l’1,8% hanno nazionalità comunitaria mentre il 10,7% extra UE. Tale quota è in crescita poiché, nel primo trimestre 2021, sono aumentati del 3% (rispetto al primo trimestre 2020) gli imprenditori stranieri artigiani operativi a Reggio Emilia. I settori che hanno più attirato artigiani extra UE sono il comparto delle costruzioni (+4%) e il commercio (+6%).