In ricordo di Franco Razzoli

Mercoledì 12 maggio abbiamo salutato un caro amico e un collega di spessore, una persona speciale, affettuosa nel cammino di vita e di lavoro, da tutti amata e stimata. Qualcuno lo ha definito uno storico preside. In effetti di scuole ne ha attraversate tante, prima come docente di Matematica poi come dirigente scolastico, spaziando in tutta la provincia: da Correggio a Castelnovo Monti, da Vetto a Poviglio ed Albinea, Vezzano, Quattro Castella ed infine Rubiera, prima del pensionamento.

Lo ricordo nel lontano 1987 alla preparazione per il concorso nazionale per titoli ed esami a 206 posti a preside nella scuola media, che doveva svolgersi a Roma e dove ci siamo recati in un piccolo gruppo di docenti motivati. Il suo sogno infatti era fare il preside. Ma quel ricordo, pur vivo, mi appare troppo lontano e preferisco raccontare di lui raccogliendo ora pensieri ed espressioni da chi lo ha conosciuto ed amato in ogni ambiente.

A scuola, sempre presente con la sua ironia ed il buonumore, rallegrava anche i momenti più bui e difficili. Ad essa ha dato tutto se stesso e dal mondo scolastico ha ricevuto altrettanto in riconoscenza, anche da parte di ex alunni che in ogni occasione dimostravano di non averlo mai dimenticato, divenendo poi suoi amici.

Tanti i progetti e le attività che propose: qualcuno ricorda i presepi in legno a Quattro Castella che realizzò insieme alla docente di educazione tecnica ma… “ogni anno il Bambino di Nazaret doveva ricevere un posto di rilievo negli androni degli Istituti scolastici e tutte le maestranze erano occupate nella realizzazione del presepe”, come ha ricordato Daniela Castagnoli nel suo intervento in chiesa.

“Il cammino professionale è stato ricco e proficuo: Franco Razzoli ha sempre saputo dirigere la flotta come un abile ed esperto armatore, incontrando mari burrascosi, venti di tramontana, periodi di bonaccia e, in ogni circostanza, ha tenuto ben saldo il timone.

La scuola era per lui una vera e propria passione ed in essa sapeva coniugare serietà, puntualità, la razionalità con la tolleranza, la solidarietà e l’ascolto degli ultimi. Non era certamente accondiscendente ma trovava sempre il giusto accomodamento che permetteva a chiunque di essere soddisfatto degli incontri e colloqui avuti con lui”. Credeva nei giovani e li coinvolgeva nelle più svariate attività integrative, laboratoriali e ricreative. Tanti dei suoi allievi sono stati protagonisti di danze folcloristiche e corali: vestiti con colori sgargianti e costumi tipici… Egli curava ogni più piccolo particolare e le prove… non erano mai abbastanza: il risultato doveva essere sempre eccellente.

Si può dire che la scuola fosse la sua prima casa. Ma altrettanto essenziale era per lui la famiglia, nella quale fortemente credeva, rapportandosi anche con altre famiglie con le quali condivideva valori ed ideali, momenti importanti, lieti o tristi della vita, lasciando sempre dietro di sé una scia di stima, affetto e gratitudine per la sua sincera amicizia, come ricorda Angela Fainardi, docente di Quattro Castella. Miriana ha fatto emergere di lui l’aspetto più umano, quello di padre premuroso, innamorato della propria figlia e poi del nipotino Tommaso.

Amava la sua famiglia più di ogni altra cosa. Una moglie sempre presente al suo fianco, Maria Teresa, che affettuosamente a volte chiamava Teresita; una donna forte, che fortemente ha desiderato la maternità, coronando il suo sogno insieme a Franco, colta ora da un avvenimento altrettanto forte ed improvviso, inaspettato. Ricordo che una grande affabilità ed umanità caratterizzavano la personalità di Franco e quando dialogavo con lui mi pareva quasi fosse in volo superiore rispetto a tante piccolezze che lo facevano bonariamente sorridere, tra un tiro di sigaretta e l’altro, che regolarmente buttava, senza averla fumata per intero.

Nella sua vita non sono mancate altre passioni… Daniela Castagnoli lo ricorda “in quello scantinato in via dei Glicini a Canali, dove abitava con la sua famiglia, ed in cui si intratteneva fino a tarda ora, insieme all’amico Lupo, ad assemblare ed incollare pezzi di balsa, che presto avrebbero preso il volo, alzandosi in aria”. E poi la cura dell’orto sapientemente diviso in perfette aree geometriche, per non parlare dell’amore per gli animali, dall’indimenticabile Pepe, fino agli ultimi amici a quattro zampe. Ogni gesto era curato, un’attenzione quasi maniacale per le cose, le persone, gli animali, dal primo incontro fino “all’ultimo saluto”.

Su uomo interiore e uomo esteriore, su cose visibili ed invisibili, su una dimora non costruita da mani d’uomo ma eterna nei cieli invitavano a meditare le letture durante le sue esequie, celebrate da padre Paolo Poli, che si è soffermato sui concetti di dolore e sofferenza, sulla morte e sul mistero. “L’esperienza ci dice che moriamo, la fede illumina il mistero della morte e la morte in Cristo è garanzia della vita”, ha affermato il religioso. Ha invitato poi i presenti a vivere il funerale come occasione per riflettere anche sulla propria vita. “Alla morte non pensiamo perché abbiamo paura di cadere nel nulla, nel vuoto, ma siamo fatti per la vita. Corriamo troppo e rischiamo di passare di corsa sulla faccia di questo mondo. Davanti a Dio conta solo il bene fatto”.

E poi, citando le beatitudini, “saremo giudicati sull’amore e sulla capacità di perdonare. Le persone defunte vivono realmente e spiritualmente in mezzo a noi, nessuno passa inutilmente sulla terra, avendo ognuno un compito che ci permetterà di raggiungere il banchetto eterno per una vera pace”.

Abbiamo vissuto con Franco una comunione di tempo che diventerà comunione di eternità. “Io sono la Resurrezione e la vita”, dice il Signore: “chi vive e crede in me non morirà in eterno”. Accompagniamo Franco con la preghiera e lo salutiamo sorridendo perché è con il sorriso che vogliamo tutti ricordare il prof e amico preside Razzoli, che aveva sempre chiaro l’orizzonte. “Abiterò nella casa del Signore, non manco di nulla”. Il compimento della nostra vita come testimonianza della nostra vita. Grazie Franco.

Maria Alberta Ferrari

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