Il cielo è dei violenti

Volevo scrivere una recensione di Ira, l’ultimo disco di Iosonouncane che è semplicemente il miglior album uscito in Italia negli ultimi 5 anni.

Poi però mentre scartabellavo il web in cerca di notizie succulente sulle cose di cui mi frega qualcosa (cinema, musica, letteratura, alcolici, Inter e arti marziali) ecco che mi è capitata tra capo e collo una di quelle news capaci di farti svoltare la giornata.

La notizia in questione è che ormai è in dirittura d’arrivo una riedizione del primo libro di Flannery O’Connor “Wiseblood” (La Saggezza nel Sangue), in una traduzione nuova di zecca. E per il sottoscritto che lo considera uno dei migliori romanzi mai partoriti dalla mente di un essere umano questa è una cosa meravigliosa, anche perché purtroppo pur conoscendolo a menadito e avendolo letto varie volte non lo possiedo fisicamente in quanto fuori catalogo da diversi anni.

Non ritenendo quindi giusto parlare di un libro che non ho (ma che presto sarà mio, potete scommetterci) e di difficile reperibilità fino a quando non sarà reimmesso nuovamente sul mercato editoriale nazionale, vi racconterò di “The Violent Bear It Away” (Il Cielo è dei Violenti), secondo e ultimo libro della grande scrittrice americana morta nel 1964 a soli trentanove anni.

Uscito per la prima volta nel 1960, questo libro rappresenta la summa della risicata produzione letteraria (formata da due romanzi e una trentina di racconti) della O’Connor; ma mai come in questo caso la ridotta quantità è sinonimo di elevatissima qualità.

Il Cielo è dei Violenti è un libro avvincente giocato su una tensione insostenibile in cui convergono tutte le credenze e le convinzioni della scrittrice sull’uomo, la natura e soprattutto sul loro rapporto con Dio. La O’Connor, fervente cattolica in un profondo sud a maggioranza protestante, in questo libro sublima come mai nessun altro scrittore prima e dopo di lei l’incontro/scontro tra razionale e irrazionale, fede e scienza, follia e santità, cultura e arroganza.

Il destino dei personaggi della O’Connor è già segnato sin dalla prima pagina, ed è quasi sempre un sigillo di tragedia beffarda quello destinato ad abbattersi sui protagonisti dei suoi lavori, in particolare su quelli di questo romanzo.

Nessuno dei personaggi del libro ha scampo sin dall’inizio.

Non ce l’ha il giovane Tarwater, cresciuto da un omonimo prozio invasato che si crede un profeta e allevato come un eremita in una casa  sperduta in un bosco secondo i dettami della sua folle ideologia ultra-cristiana.

Non ce l’ha Ryber, il maestro di scuola parente del ragazzo che alla morte del vecchio fanatico cerca di rieducarlo secondo gli stilemi della scienza e della ragione appresi frequentando la civiltà.

E non ce l’ha neanche il figlio ritardato di Ryber, il piccolo Bishop, personificazione della più pura e incondizionata innocenza destinata a collidere con le contraddizioni e le storture di un mondo che non può comprendere.

“Il Cielo è dei Violenti” è un capolavoro assoluto della letteratura del ‘900, allo stesso livello del precedente e più noto “La Saggezza nel Sangue” ma molto più facile da reperire oggigiorno in versione italiana. Il mio consiglio è di farlo vostro e leggerlo avidamente, ingannare l’attesa della riedizione di “Wiseblood” comprando la raccolta con tutti i racconti della O’Connor e infine rileggere questo libro ancora, e ancora e poi ancora.

Scoprirete così anche voi perché Il Cielo è dei Violenti è considerato all’unanimità il più fulgido esempio di southern gothic (termine moderno con cui si indicano tutti quegli scrittori americani da William Faulkner in poi hanno raccontato della cruda e decadente realtà del sud degli Stati Uniti) e perché un genio totale come Nick Cave ama alla follia i libri della Signorina O’Connor.

Fate un favore al vostro cervello e leggete questo libro, non ve ne pentirete.

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