Premi per gli agricoltori che adottano tecniche di agricoltura conservativa: li propone un progetto emiliano di valore europeo.
“L’agricoltore diventa custode del suolo e lo fa utilizzando buone pratiche agricole – spiegano Marcello Bonvicini, presidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino, promotori del progetto -. Per questo si sta studiando come remunerarli. Lo stiamo facendo col Life Agricolture, finalizzato a salvaguardare la funzione di stoccaggio del carbonio del suolo”.
“Il suolo è una risorsa non rinnovabile se non con tempi e costi altissimi ecco perché questa iniziativa – aggiunge Francesco Vincenzi, presidente Anbi nazionale ed Emilia Romagna – : stiamo lavorando come altri gruppi di ricerca nel mondo. Entro il 2022 – 2023 avremo le prime risposte anche in termini di biodiversità e produzione sostenibile, preservarla è un obbligo”.
Tali princìpi, dal punto di visto tecnico, sono ben stati declinati nel corso del recente meeting partecipato da enti e agricoltori a tema sui servizi ecosistemi offerti dal suolo. “Uno di questi, infatti, prevede di stoccare il carbonio con tecniche di agricoltura conservativa e, in tal senso, remunerare gli agricoltori”, spiega Aronne Ruffini, project manager del progetto che si sta sperimentando nelle province di Reggio Emilia, Parma e Modena nei terreni di 15 aziende dimostrative. “Attraverso prove di campo stiamo dimostrando l’effettivo contributo delle aziende in tale direzione”, aggiunge Maria Teresa Pacchioli, ricercatrice del Centro ricerche produzioni animali.
“Per dare un contributo al contrasto al cambiamento climatico in agricoltura è necessario utilizzare buone pratiche di gestione del suolo – dettaglia Luca Filippi, coordinatore tecnico -. Per questo dobbiamo attivare un processo partecipativo che ci consenta di stringere un patto tra i diversi portatori di interesse che operano nel mondo agricolo, con azioni che quindi possano andare oltre la fine del progetto”.
Si sta studiando un vero e proprio contratto, affinché sia prevista una premialità per gli agricoltori da parte della collettività, ad esempio – ma non solo – con l’agevolazione sull’accesso a bandi e contributi.
Paola Tarocco, Servizio Geologico Sismico dei Suoli, Regione Emilia Romagna ha illustrato le caratteristiche dei suoli in cui si sta sperimentando il progetto Life Agircolture e ha ricordato come “i suoli sono substrati che si formano in processi lunghi moltissimi anni, anche migliaia di anni.
Hanno molteplici funzioni. Gli orizzonti (strati) più superficiali sono quelli in cui si conserva maggiormente la sostanza organica ed è su questi che stiamo lavorando.
Con riferimento ai primi 30 cm. Per ogni ettaro di terreno è possibile, mediamente, stoccare 77 tonnellate ad ettaro, contro 51/ha di pianura. Nell’Appennino emiliano-romagnolo si stima siano stoccate 68 Megatonneallate di carbonio, soprattutto nei suoli forestali, ma anche nei terreni agrari coltivati”.
E maggiore è la fauna – si stima siano presenti 2,5 T di batteri per ettaro agricolo – e la microflora del terreno, che decompone sostanza organica, è maggiore è la possibilità di continuare a incrementare stock di carbonio. E’ emerso dalle parole di Cristina Menta, docente ed esperta di organismi del suolo dell’Università di Parma. “Gli organismi del suolo ci consentono di individuare la salute dei suoli stessi.
Lo facciamo ricercando ad esempio i geobionti presenti e con un indice dedicato (Indice di qualità del suolo, Qbs-ar) che già ora dimostra come l’agricoltura conservativa consenta una maggiore biodiversità. Purtroppo anche l’Italia è a rischio di perdita di biodiversità dei suoli. Da qui l’importanza del progetto Life Agricolture”.
APPROFONDIMENTO / COME PRESERVARE LA BIODIVERSITA’ NEI TERRENI
Per aumentare la biodiversità nei terreni è possibile adottare tecniche di agricoltura conservativa. Esse prevedono di adottare concimazione organica (invece di quella chimica), di attuare non lavorazioni dove possibile, di effettuare il passaggio di trattrici più leggere, di non avere suolo nudo preferendo cover crops (culture di copertura), di effettuare lavorazioni minimali, di adottare la rotazione culturale e di ridurre le monoculture.