Il rincaro dei prezzi delle materie prime sta diventando insostenibile per le imprese. Siamo in presenza non solo di forti variazioni di prezzo, ma anche di una sostanziale insufficienza dell’offerta.
Secondo i dati elaborati dal Centro Studi Confindustria l’aumento dei prezzi internazionali, accentuatosi a inizio 2021, complica lo scenario per l’economia reggiana e italiana.
I rincari, che in diversi casi sono a doppia cifra, sono molto diffusi e riguardano molti settori: metalli, alimentare, materie plastiche, legno oltre al petrolio.
In una fase di domanda interna ancora molto scarsa, sia sul fronte dei beni di consumo che di quelli d’investimento, è difficile per un’impresa scaricare a valle i rincari subiti a monte dall’acquisto.
Perciò molti dei nostri settori industriali potrebbero trovarsi a fronteggiare nel 2021 una pressione al ribasso sui margini.
Oltre ai costi le aziende reggiane lamentano anche difficoltà di approvvigionamento su materiali come: acciaio, rame, alluminio, polimeri, semiconduttori, materiali isolanti e componentistica.
Il problema è trasversale a tutti i comparti del manifatturiero – meccatronica, materie plastiche, chimica e costruzioni – e rischia di avere pesanti ripercussioni sull’attività delle imprese e comportare problemi anche per i consumatori.
La carenza di materie prime, oltre a spingere verso l’alto le loro quotazioni, stanno creando seri problemi alle imprese nel rispetto dei tempi di consegna ai propri clienti.
I tempi delle forniture si sono infatti molto allungati e il rischio è quello di vedere un rallentamento – o nella peggiore delle ipotesi anche un fermo – della produzione.
La scarsità di materie prime ha comportato anche un aumento dei loro prezzi, ed anche questo fattore si ripercuote sui prodotti finali.
Inoltre da alcuni mesi si registrano forti incrementi dei noli marittimi, a riflesso di una generalizzata carenza di container a livello internazionale.
Questi aumenti, quasi tutti a doppia cifra, nascondono un’importante differenza. Per il petrolio si tratta di un recupero quasi pieno del prezzo, dai minimi toccati ad aprile 2020 a causa della prima ondata di pandemia. Per molte altre commodity, invece, i prezzi a inizio 2021 sono ben sopra i valori pre-crisi, specie per i metalli: rame +40%.
“Unindustria Reggio Emilia rimarca la grande preoccupazione per l’aumento dei prezzi delle materie prime e per la contrazione nella loro offerta che caratterizza questi mesi.
Con la difficoltà di approvvigionamento e, di conseguenza, un aumento eccessivo dei prezzi tante attività rischiano di bloccarsi mentre si profila una ripresa del mercato, con gravi ripercussioni economiche e sociali.
Per supportare le imprese associate in questa particolare fase, Unindustria ha attivato un nuovo servizio finalizzato al monitoraggio e all’analisi dei prezzi di oltre 400 commodity tra materie prime e semilavorati, uno strumento di benchmark che consente una valutazione oggettiva dei propri acquisti.
La tematica è presidiata anche a livello nazionale da Confindustria con un’attività di confronto con il Governo Italiano e la Commissione Europea” – spiega Fabio Storchi, Presidente Unindustria Reggio Emilia.