Vaccinatore, parà, bersagliere: ultimo saluto a Gianni Munari

Pubblichiamo questo articolo in memoria di Gianni Munari (nella foto). Un altro ricordo si può leggere a pagina 27 di questa stessa edizione del settimanale diocesano, a firma di Cristina Amidati.

La settimana scorsa ha raggiunto la Casa del Padre una grande persona – il signor Gianni Munari – perito analista, bersagliere, paracadutista.

Aveva esercitato una professione che ha un sapore antico ma che in questi ultimi tempi è diventata improvvisamente moderna: era per così dire “vaccinatore”.

Insieme ai colleghi sanitari Gianni Munari andava nelle scuole a vaccinare i bambini.

Tutti noi di una certa epoca ricorderemo quando arrivava nel cortile della scuola il furgone attrezzato dell’Ausl e la maestra diceva: “Oggi ci sono le vaccinazioni” e tutti in fila, classe per classe, si andava a fare il vaccino.

Il signor Munari aveva un carattere gioioso, parlava con tutti e sicuramente anche i bambini più timidi o spaventati avranno allungato il braccino rasserenati dai suoi modi gentili.

Eravamo parenti “alla lontana” (mia nonna paterna Dialmite Munari era parente di suo papà, credo: mi aveva spiegato bene la parentela, ma lui la sapeva meglio di me) e ho avuto modo di conoscerlo negli anni in cui abbiamo frequentato insieme la Casa di Carità “Beata Vergine della Ghiara” di Reggio Emilia dal 1999 fino a quando la salute glielo ha permesso.

Era disponibile per tutti i servizi ai fratelli più bisognosi, aveva una parola per tutti, teneva compagnia a chi era solo.

Dopo avere parlato con lui a tutti rimaneva un sorriso impresso sulle labbra.

Nei lineamenti del viso Gianni mi ricordava tanto il mio papà, ma ciò che li accomunava di più era senz’altro la grande generosità.

Si può dire che non ci sia povero che non abbia allungato la mano senza ricevere da loro un’offerta.

Munari da giovane aveva prestato servizio militare nei bersaglieri ed era rimasto sempre legato all’Arma come pure a quella dei paracadutisti, di cui faceva parte per passione.

Il giorno del commiato in chiesa erano tanti i baschi amaranto dei parà calzati su belle capigliature bianche e anche i grandi caschi piumati degli amici bersaglieri venuti a salutarlo.

Alla conclusione del rito è stato suonato il “Silenzio” che ha toccato le corde più autentiche della nostra umanità e con grande commozione è stata letta la bella “Preghiera del Bersagliere”.

Ce ne siamo tornati colpiti e pensierosi, ma il cuore sapeva che si è spenta una cara e calda luce per tutti noi ma si è riaccesa lassù nella Casa del Padre.

Emanuela Armani

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