San Giacomo della Marca

Giacomo della Marca nacque a Monteprandone nel Piceno nel 1393. Il suo nome di battesimo era Domenico, figlio di Antonio “Roscio” (Rossi) e di Tonna (Antonia); non è sicuro il nome della madre. Per la sua biografia occorre fare riferimento alla testimonianza di Venanzio da Fabriano, suo confratello laico e pure segretario, che ha lasciato scritto la vita del santo in tre diverse versioni a cui hanno attinto tutte le biografie che ne sono seguite. La critica moderna integra questa biografia con altre testimonianze e con gli stessi ricordi di Giacomo della Marca che possono essere rintracciati nei suoi scritti. La famiglia del santo era forse di estrazione sociale modesta, infatti egli stesso ricordava, quando era già diventato un noto predicatore, di essere stato guardiano di porci e di pecore.

Il suo biografo Venanzio ci informa che Giacomo della Marca a sei-sette anni rimase orfano del padre (ma non tutte le testimonianze concordano su ciò) e fu affidato a un parente sacerdote che lo istruì e lo mandò, poi, ad Ascoli per lo studio della grammatica. In seguito il giovane Domenico studiò diritto a Perugia e in questa città divenne precettore nella abitazione del giurista Francesco di Baldo degli Ubaldi che, successivamente, seguì a Firenze quando era già dottore in diritto. Si ritiene che, nel periodo che trascorse nella città della Toscana, maturò in lui la vocazione religiosa; sicuramente nel 1416 fu nel Convento dell’Osservanza Francescana di Santa Maria degli Angeli, vicino ad Assisi.

Dopo avere fatto il noviziato alle Carceri lo stesso anno il primo agosto entrò nell’Ordine di San Francesco assumendo il nome di frate Giacomo. Dopo alcuni anni dedicati allo studio il 13 giugno del 1420 egli iniziò la sua attività di predicatore a Firenze nella chiesa di San Salvatore. Da quell’anno fino al 1432 il santo fu predicatore di grande successo nell’Italia centrale, soprattutto nelle Marche e nell’Umbria, che percorse in lungo e in largo fermandosi anche per cicli di predicazione in numerose città tra cui Fano, Recanati, Osimo e Ancona.

Essendo stato discepolo di san Bernardino da Siena Giacomo della Marca seguì, nei suoi sermoni, il modello del maestro preferendo “un’articolata trattazione di temi etico-politici, che finisce col sostituire l’esegesi letterale del Vangelo” (Delcorno). Inoltre, nei suoi interventi, egli si servì prevalentemente del volgare. I temi a cui rivolse la sua attenzione sono vari: tra questi il lusso, il gioco, la bestemmia e l’usura. Egli promosse anche la devozione al nome di Gesù. Un argomento da lui trattato in modo particolare è quello della pace all’interno delle città che lo condurrà a proporre l’istituzione del paciere. Grazie al suo intervento si giungerà, poi, a realizzare riforme degli Statuti, una di queste fu fatta a Jesi nel 1425 e un’altra a Recanati nel 1427. La predicazione di Giacomo della Marca si rivolgeva anche contro i movimenti ereticali; la sua azione si sviluppò insieme a quella del confratello Giovanni da Capestrano che fu nominato inquisitore.

Successivamente il santo ebbe l’incarico di visitatore dei francescani in Bosnia con l’incombenza di promuovere la riforma dei conventi francescani. In seguito, nell’agosto 1436, il papa gli conferì la nomina di inquisitore di Austria e Ungheria attribuendogli ampi poteri. Giacomo della Marca nel 1440 ritornò in Italia e da quell’anno fino alla morte la sua attività di predicatore e di inquisitore si sviluppò sul territorio italiano con particolare riferimento all’Italia centrale ma anche ad alcune città del nord tra cui Venezia, Padova, Milano, Ferrara e Mantova, soprattutto dopo gli anni Sessanta. Il santo fondò pure confraternite e avviò la riforma di alcuni Statuti, tra cui quelli di Terni, Foligno, Viterbo, Fermo e Padova. Inoltre, con il suo intervento, compì un’azione pacificatrice sia tra le fazioni della stessa città che tra diverse città. All’interno dell’Ordine Francescano, nella contrapposizione tra conventuali e osservanti, fu uno dei più importanti propugnatori della riforma osservante sia in Italia che in Europa orientale. Fu notevole il suo apporto perché rimanesse vivo il ricordo di Bernardino da Siena di cui voleva fortemente la canonizzazione.

Giacomo della Marca, animato da un grande amore per i libri, nell’ultimo periodo della sua vita, fece sorgere la biblioteca del convento di Santa Maria delle Grazie di Monteprandone. Costituita la biblioteca, mise in vigore un regolamento riguardante la consultazione dei volumi e il loro prestito. Nella biblioteca di Monteprandone ora rimangono soltanto circa 70 volumi di questi testi. Essa era stata allestita appositamente per rispondere alle necessità dei predicatori che vi potevano reperire quanto era utile per la composizione dei loro sermoni. L’ultimo periodo della vita del santo è contrassegnato dalla malattia; forse egli continuò a predicare, ma occasionalmente. Sappiamo, infatti, che ancora tra gli anni 1468 1472 è segnalato a Roma, Fermo, Macerata, Assisi, Ascoli e Monteprandone.

Nel 1472 partì per Napoli dove si trattenne perché richiesto da re Ferdinando. Il santo morì il 20 novembre 1476 proprio nella città partenopea dove fu sepolto nella chiesa di Santa Maria la Nova. Carla Casagrande scrive di lui: “Nonostante la fama di predicatore e i molti miracoli che le biografie antiche gli attribuiscono, la sua canonizzazione fu lenta e accidentata a causa delle vicende legate alla controversia sul sangue di Gesù e anche ad alcune affermazioni contenute nel «Dialogus contra fraticellos» che potevano far pensare a una qualche riserva di Giacomo della Marca sul tema della infallibilità papale”.

Il celebre predicatore fu beatificato da Urbano VIII nell’anno 1624 e canonizzato da Benedetto XIII nel 1726. La sua memoria liturgica ricorre il 28 novembre. è tra i patroni della città di Napoli, di Monteprandone e compatrono di Mantova. A lui sono intitolate due parrocchie in Italia: ad Ascoli Piceno e a Porto d’Ascoli.

Giacomo Borgatti

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