In merito alla decisione di ripartire con le attività sportive, volevo fare alcune precisazioni, al solo scopo di non creare fraintendimenti o, ancor peggio, malumori e contrasti in un’ottica di concorrenza sleale.
Cercherò di essere chiaro: le norme nazionali da DPCM prevedono la possibilità di ripartenza per le attività sportive di interesse nazionale riconosciute dal CONI.
Dopo 13 mesi di fermo pressoché totale il CSI ha inviato al CONI la sua proposta di selezione di attività di interesse nazionale, come tanti altri enti e federazioni. Il CONI dopo averla analizzata, dopo aver chiesto integrazioni e dettagli, l’ha pubblicata e legittimata come ufficiale e vigente ai sensi del DPCM in corso di validità.
Questo dà a noi la legittimità di esprimerci a favore della ripartenza e ha fatto sì che ci mettessimo al lavoro per aiutare le nostre società sportive a capire come farlo e in che modo; attenti, innanzitutto, alla salvaguardia della salute. Questo posso affermarlo in quanto vengono rispettate tutte le indicazioni date dal CONI per ripartire in sicurezza. Inoltre vengono applicati tutti i protocolli del CSI, documenti che non ci siamo costruiti a misura per trarre vantaggio da questa situazione, ma validati scientificamente dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e accettati anche dal CONI.
Ora se è vero, come è vero, che il CONI è l’organo preposto alla guida dello sport in Italia, sia a livello professionistico che amatoriale e promozionale, allora non capisco perché debba far scalpore la decisione di un ente che, seguendo i dettami e le regole richieste, decida di ripartire. Ripartire per dare un messaggio di speranza, perché è un nostro preciso dovere quello di svolgere un ruolo educativo nella società. Abbiamo un orientamento etico che ci porta a mettere la persona al centro. Il nostro fine è proprio questo: lo sport è il veicolo che ci porta all’uomo, ai suoi bisogni, alle sue priorità.
Questa è l’ottica che abbiamo utilizzato per mettere in campo tutto noi stessi e organizzare una ripartenza.
Non è sicuramente l’ambizione di sentirsi dire che siamo bravi. Non è sicuramente per un tema di concorrenza e di tessere, questo lo lasciamo ad altri. Non è tantomeno per una questione economica.
Anzi, a questo proposito vorrei sottolineare come una decisione di questo tipo voglia dire per noi un ulteriore sforzo economico; tra restituzione di quote, gratuità, contributi verso le società, questa decisione non fa altro che aggravare una situazione economica già compromessa da questo lungo periodo di inattività. Ma è un ulteriore sforzo che facciamo per le nostre società sportive.
Il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) in un suo documento presentato al Governo scrive quanto sia “particolarmente importante il ritorno alla fruizione delle attività fisiche, soprattutto nei soggetti in età evolutiva e negli individui con patologie croniche e negli anziani”.
Queste sono parole, lo ripeto, del Comitato Tecnico Scientifico, non del CSI.
Partendo da questi presupposti, si è deciso di provare a ripartire; non solo come messaggio di speranza, ma anche con la concreta volontà di contrastare tutto il disagio provocato da un anno di inattività sportiva. Per i bambini, i giovani, gli adulti, con una particolare attenzione agli anziani e alle persone disabili.
Per il CSI fare sport vuol dire educare, socializzare, porre attenzione all’individuo. Non corriamo dietro a medaglie e campioni (c’è già chi lo fa e molto bene).
Noi siamo attenti alle esigenze delle persone, che in questo momento hanno bisogno di ritrovarsi, ma anche di movimento finalizzato al benessere e alla salute.
Per tutti questi motivi abbiamo preso questa decisione e non ci tireremo indietro. Valuteremo con attenzione i vari DPCM e ordinanze che usciranno da oggi al 6 aprile e se la situazione sanitaria ce lo consentirà, saremo pronti.
Siamo perfettamente consapevoli della situazione sanitaria, ringraziamo tutti coloro che in maniera premurosa ce lo fanno notare; ad oggi, in una realtà arancione tendente allo scuro, sarà difficilmente realizzabile il nostro progetto di ripartenza entro la data che ci siamo preposti. Ma ciò non vuol dire che non possiamo programmarla; ne abbiamo tutti i diritti e le facoltà.
Alessandro Munarini