Sant’Elena pellegrina

Tra le pellegrine non si può non fare riferimento a sant’Elena (Flavia Giulia Elena), che fu una delle donne di maggior rilievo del suo tempo; oltre a intraprendere il pellegrinaggio, fu promotrice delle stesse peregrinazioni per quanto riguarda la città di Roma.

La santa, com’è noto, fu madre di Costantino e moglie di Costanzo Cloro; di lei non si hanno notizie certe ma sappiamo che ebbe una personalità straordinaria, complessa e molto interessante. Per quanto concerne il luogo della sua nascita si ipotizza che sia nata nell’allora Bitinia, a Drepanum (l’odierna Turchia) tra il 248 e il 250 dopo Cristo.
Ella non fu certamente nobile. Sant’Ambrogio, il maestro di Agostino, afferma che era una ostessa.

La “Legenda Aurea”, di cui fu autore Jacopo da Varagine, con l’intento di conferire dignità alle sue origini, così la presenta: “buona ostessa che cercò con tanto zelo la culla del Signore, una buona ostessa che non ignorò quell’oste, che curò le ferite di chi era stato colpito dai briganti; buona ostessa che disprezzò la vita mondana come sterco per guadagnare Cristo”.

Dopo che Costantino nell’anno 306 d.C. viene nominato imperatore dai militi del padre, che aveva accompagnato in una campagna militare, ad Elena viene dato l’importante titolo di Augusta. In suo nome furono coniate anche molte monete in cui l’imperatrice è la personificazione della “Securitas” dello Stato. Ella si occupa di beneficenza a Roma sulla via Labicana, località in cui verrà poi sepolta.

Secondo alcuni è notevole la sua influenza sul figlio, al quale avrebbe offerto il suo consiglio dicendogli che era arrivato il momento di ufficializzare la religione cristiana. Eusebio di Cesarea sostiene, invece, che fu Costantino a convertire la madre. Dopo che il figlio era stato designato imperatore, Elena si reca in pellegrinaggio in Terra Santa con un imponente seguito, compie atti di pietà cristiana, pratica la carità, concede la grazia ai prigionieri e fa costruire chiese. Ancora Eusebio di Cesarea, l’antico biografo, ci riferisce che l’imperatrice si prodiga nel sostenere coloro che incontra nel suo percorso di pellegrina.

Queste sono le sue parole: “Visitò infatti tutto l’Oriente nella magnificenza della sua dignità imperiale. E beneficò con innumerevoli donativi sia le popolazioni nel loro insieme, città per città, sia i singoli individui che si rivolgevano a lei; distribuì elargizioni anche agli eserciti con mano munifica, e fece moltissime offerte ai poveri ignudi e inermi, rifornendo alcuni di denaro e offrendo con generosità ad altri le vesti per riparare il corpo, liberò altri ancora che erano oppressi dalle sofferenze del carcere e delle miniere, affrancò quanti erano vittime di abusi, altri, infine, richiamò dall’esilio”. Eusebio così ritrae Elena: “Si poteva vedere quella sovrana straordinaria accompagnarsi con il popolo, in vesti semplici e sobrie, e manifestare il suo fervore religioso in ogni opera di devozione”.

L’imperatrice nel suo itinerario visita non solo le località in cui visse Cristo, nelle quali principalmente si sofferma, ma anche quelle aree in cui si era per prima sviluppata la religione cattolica. Giunge così ad Antiochia, città dove aveva predicato san Paolo. In seguito andrà a far visita ai monaci del deserto della Siria e agli stiliti di Palmira, Apamea e Bosra. Successivamente è ad Ascalona e a Cesarea e, da ultimo, a Nablus dove pregherà sulla tomba di Giuseppe.

La meta finale del suo pellegrinaggio è Gerusalemme e, in seguito, Betlemme. A Gerusalemme visiterà le monache che lì vivono. Nella città il figlio Costantino aveva dato disposizioni per la costruzione della stupenda basilica nel luogo in cui si tramandava fosse stato sepolto Cristo; Costantino aveva affidato l’incarico della edificazione della chiesa al vescovo Macario. A Betlemme Elena fece costruire la basilica sulla grotta della Natività.

Inoltre sempre secondo lo scritto di Eusebio “Vita di Costantino”, sono state numerose le chiese fatte da lei edificare in Terra Santa, particolarmente a Gerusalemme.
A questo proposito è stata fondamentale l’azione dell’Augusta nel distruggere quanto rimaneva ancora di paganesimo proprio nei luoghi santi. Infatti tanti ancora prestavano fede a divinità pagane delle quali rimanevano luoghi di culto che sono stati demoliti per lasciare il posto a chiese consacrate alla religione cristiana.

In Terra Santa soprattutto Elena andrà alla ricerca di importanti reliquie di notevole valore religioso. Durante i lavori compiuti nell’area del Golgota, vicino alla grotta che era stata ritenuta il luogo della sepoltura di Cristo per edificarvi una chiesa, saranno scoperte tre croci, una vicina all’altra, che verranno riconosciute come quelle di Gesù e dei due ladroni.

Secondo la tradizione si assegnano ad Elena pure il ritrovamento del sacro cartiglio, vale a dire quell’iscrizione che, in base alla legge romana, doveva essere fissata sul patibolo con la sentenza di condanna su cui era stato scritto INRI, inoltre il rinvenimento della scala santa, quella su cui Gesù era passato per essere, poi, giudicato da Pilato e pure quello dei tre chiodi della croce che la madre diede in dono al figlio imperatore. Costantino si è servito di uno di questi chiodi per fabbricare il morso del suo cavallo mentre l’altro fu utilizzato per essere fuso e collocato all’interno della celebre corona ferrea. Elena, secondo la tradizione, ritrova pure la culla con il fieno della grotta della Natività che viene assegnata alla chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma.

Queste reliquie sono importanti perché, con esse, Roma diventerà la Città Santa e meta di pellegrinaggio. Quando la santa compie il suo viaggio è molto avanti negli anni; sappiamo, infatti, che non tanto dopo il suo ritorno morirà all’età di circa ottant’anni probabilmente assistita da suo figlio che le era stato sempre vicino.
È stato pure tramandato che Elena abbia lasciato un testamento in cui nomina Costantino erede di un notevole patrimonio unitamente ai figli.

Dopo il decesso della santa sembra che il figlio abbia fatto portare il suo corpo a Costantinopoli; in seguito fu trasferito a Roma nel Mausoleo di Torpignattara, collegato alla chiesa dei Santi Marcellino e Pietro, al di fuori delle mura di Roma. Il sarcofago, proveniente dal Mausoleo di Elena, in porfido rosso è ora conservato nei Musei Vaticani e fu inserito nella collezione da papa Pio VI. Per le tematiche militari che vi sono raffigurate si ritiene che fosse stato fatto preparare dal figlio.

L’episodio della morte della santa è descritto con profonda empatia da Eusebio. Cito: “Una volta date tali disposizioni, giunse alla fine della propria vita, al cospetto di un figlio tanto grande che restò presso di lei assistendola e tenendole le mani, così che, a una attenta riflessione, sembrava che quella donna tre volte beata non fosse morta, ma che davvero avesse subito un mutamento e compiuto il passaggio dalla vita terrena a quella celeste”.
Sant’Elena è festeggiata dalla Chiesa cattolica il diciotto agosto e il ventuno maggio dalla Chiesa ortodossa; infine il tre maggio è venerata a Frosinone.

Giacomo Borgatti

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