Le statistiche sul matrimonio, con quello che si sente e si vede in giro, sono cifre molto pesanti da digerire.
Aumentano sempre più le separazioni e le violenze in famiglia. Si vive di emozioni, scomponendo e ricomponendo le coppie; la sessualità è sempre più un idolo, separata dall’amore e dalla fecondità.
In questo contesto culturale segnato dall’individualismo, la famiglia è sempre più fragile e il legame matrimoniale appare quasi in contraddizione con la libertà personale, mentre si evidenziano, più che il valore dei legami relazionali, le differenze e le conflittualità.
Questi “dati di fatto” vengono poi trasformati da istituzioni e governi in leggi contrarie al bene integrale della persona. Divorzio, aborto, eutanasia, sperimentazioni biogenetiche entrano così nella coscienza collettiva come possibili e lecite.
In questo modo viene meno il ruolo della famiglia, di vitale importanza per la coesione sociale.
Eppure valori come la comunione, la solidarietà, lo spirito di servizio, la reciprocità, normali nella convivenza familiare, possono diventare novità dirompenti per un nuovo ordinamento sociale.
Sto scoprendo che esiste sotto traccia un movimento che definirei del “matrimonio per sempre” e che spesso è riconosciuto come modello.
E questo non è in contraddizione con l’analisi descritta all’inizio, perché in diverse famiglie, nelle nostre famiglie, la vita dell’altro è preziosa quanto la propria e talvolta di più; perché ci si preoccupa del bene di tutti e ci si fa carico di chi è ammalato, disoccupato, anziano.
Di sposi e di famiglie così ce ne sono più di quanto non pensiamo e lo testimoniano alcuni fatti che mi è capitato di vivere.
Per una serie di circostanze ho partecipato alla celebrazione dei 50 anni di matrimonio di diversi amici della mia generazione. Si è trattato di un testimonianza forte, di un capolavoro di Dio: brillava negli occhi di questi sposi la gioia di un amore che cresce e si alimenta di continuo.
Era evidente che in quel giorno irripetibile questi coniugi di “lungo corso” ridavano al matrimonio tutto il suo splendore.
Penso poi alla vicenda pesantissima di due amici che hanno cresciuto una figlia segnata da una malattia invalidante, che hanno spinto la sua carrozzina con una serenità impressionante. Ebbene, pochi anni fa, lui è stato a sua volta colpito da un ictus e questa amica adesso consacra il suo matrimonio e la sua famiglia, facendoci vedere che la vita dell’altro è più preziosa della stessa propria vita.
Non è questo un modello per l’intera società? Non è questo un formidabile esempio per ogni altra convivenza umana?
Ho conosciuto direttamente, ma so che ce ne sono tante altre, coppie di giovani sposi che sanno dilatare il loro reciproco amore con l’affido temporaneo di bambini e ragazzi, ricomponendo in alcuni casi altre famiglie, altri sposi.
Attraverso questa comunione continua si ricompone l’originario splendore del disegno del Creatore sull’unione dell’uomo e della donna nella famiglia.
Per chi vive così nulla di quanto succede intorno è estraneo.
Semplicemente il matrimonio cristiano ha la capacità di testimoniare, annunciare e risanare il tessuto sociale, perché la vita parla e opera da sola.
Ho visto famiglie così e sono davvero meravigliose ed esercitano un grande fascino su tutti.
Ricordo con tenerezza la celebrazione dei nostri matrimoni. All’uscita dalla chiesa (per noi San Quirino) c’era sempre una piccola folla di concittadini per vedere gli sposi e applaudirli.
Era il segno della consapevolezza che il matrimonio di noi ragazzi non era un fatto privato.
Che bellezza!
Maurizio Rizzolo