Il 10 gennaio papa Francesco ha firmato la lettera apostolica Spiritus Domini , che ha modificato il primo paragrafo del Canone 230 del Diritto Canonico e istituzionalizzato la presenza delle donne all’altare durante la celebrazione eucaristica, per proclamare le Sacre Scritture e distribuire la Comunione.
In realtà già in molte diocesi di tutto il mondo cattolico questa prassi avveniva da anni, previa autorizzazione dei vescovi, con il permesso dato alle donne di esercitare il ministero dell’accolitato e del lettorato. La novità della lettera apostolica sta nel riconoscimento pubblico, ufficiale ed istituzionale di questi ministeri, sulla scia dell’istruzione La conversione pastorale della comunità parrocchiale del settembre scorso, di cui già Chiesa Donna aveva riportato i dati salienti su questo stesso settimanale. Ma per meglio esplicitare i contenuti della lettera apostolica di papa Francesco, ne riportiamo ampi stralci dando la parola allo stesso Pontefice.
Lo Spirito del Signore Gesù, sorgente perenne della vita e della missione della Chiesa, distribuisce ai membri del popolo di Dio i doni che permettono a ciascuno, in modo diverso, di contribuire all’edificazione della Chiesa e all’annuncio del Vangelo. Questi carismi, chiamati ministeri in quanto sono pubblicamente riconosciuti e istituiti dalla Chiesa, sono messi a disposizione della comunità e della sua missione in forma stabile In alcuni casi tale contributo ministeriale ha la sua origine in uno specifico sacramento,l’Ordine Sacro.
Altri compiti, lungo la storia, sono stati istituiti nella Chiesa e affidati mediante un rito liturgico non sacramentale a singoli fedeli, in virtù di una peculiare forma di esercizio del sacerdozio battesimale, e in aiuto del ministero specifico di vescovi, presbiteri e diaconi.
Alcune assemblee del Sinodo dei vescovi hanno evidenziato la necessità di approfondire dottrinalmente l’argomento, in modo che risponda alla natura dei suddetti carismi e alle esigenze dei tempi, offrendo un opportuno sostegno al ruolo di evangelizzazione che spetta alla comunità ecclesiale.
Accogliendo tali raccomandazioni, si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel sacramento del Battesimo; essi sono essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il sacramento dell’Ordine…
Porte chiuse dunque alle donne preti e, almeno per ora, anche alle diaconesse, ma ricordiamo che sul diaconato permanente alle donne è ancora in atto lo studio della seconda Commissione istituita lo scorso anno dal Papa stesso e che sta svolgendo gli appositi approfondimenti di carattere teologico, mentre la prima Commissione, istituita nel 2016, ne aveva approfondito gli ambiti storici.
In riferimento a questa ultima lettera apostolica molteplici sono a questo riguardo le ipotesi formulate da teologhe e e teologi, alcune e alcuni dei quali vedono in questo progredire istituzionale del cammino ministeriale voluto da Papa Francesco la possibilità di una futura porta aperta al diaconato femminile. “Il volere accanto al ministero ordinato anche una ministerialità laicale istituita stabilmente – afferma infatti monsignor Ettore Mainati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste – è un rendere più significativa e completa ecclesialmente la comunità cristiana convocata nel nome di Cristo a gloria di Dio”.
E ancor più pregnanti appaiono le riflessioni del teologo Andrea Grillo, ben sintetizzate dal nostro sottotitolo e apparse sul suo blog a pochi giorni dalla pubblicazione della lettera apostolica.
Il teologo infatti afferma che “ciò che risulta centrale è un atto di riconoscimento, un riconoscimento di autorità. Il percorso è stato lungo e accidentato e ha trovato a lungo, una profonda sordità ecclesiale… oggi la dignità sacerdotale anche della donna, sulla base del Battesimo, diventa una evidenza ecclesiale… l’accesso formale ai ministeri istituiti anche delle donne diventa la accettazione del profilo pubblico del femminile, il riconoscimento della sua piena dignità e la uscita dalla minorità teorica e pratica che la riduceva a semplice strumento”.
Per Andrea Grillo, dunque, il documento di papa Francesco, sulla scia del Concilio Vaticano II, detta l’inizio di un processo di superamento di quel complesso di inferiorità che ha segnato profondamente, anche nella Chiesa cattolica, l’esperienza femminile correlata ad un complesso di superiorità maschile. Ecco perché il teologo parla di “bottiglia mezza piena”, non di passo modesto del Papa sui ministeri femminili.
Angela Zini