“Onlife”, la vita ibrida tra mondo reale e virtuale

Businessman touch screen with global and people icon. Digital technology concept,Social media.

Tra le azioni che ormai ripetiamo più frequentemente nell’arco della nostra giornata vi sono quelle di online e offline, ossia la “difficile” scelta, distante un click, fra essere connessi o disconnessi, entrare nel mondo digitale o rimanere in quello reale (o apparentemente tale!). Ma siano certi che il mondo digitale non sia anch’esso reale?

Era il 1928 quando il sociologo americano William Thomas, in un suo celebre enunciato, asseriva che “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. L’eco di questa affermazione, nota come Teorema di Thomas, giunge prepotentemente fino a noi e sembra adattarsi perfettamente al nostro mondo digitale e alla moderna società iperconnessa.

Pensiamo solo ai più recenti fatti di cronaca che prendono forma da un contatto social e terminano con la morte di qualcuno. Ma anche senza cadaveri, i social ci spingono a fare scelte reali, azioni quotidiane a partire dai semplici acquisti, indirizzando il nostro pensiero e la nostra volontà, la moda, la musica, la stessa cultura.

Perfino quando la notizia che leggiamo è una fake news, se la percepiamo come reale, agiremo poi di conseguenza nella realtà, mettendo in atto comportamenti, linguaggi e atteggiamenti nella quotidianità delle nostre relazioni.
Ogni sorta di trend nasce oggi sui social, ma arriva subito a casa nostra con un corriere che bussa alla porta. La nostra vita è ormai sempre più connessa.

Luciano Floridi, professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione all’Università di Oxford, ha coniato il termine “Onlife”. Secondo lo studioso siamo immersi in una “nuova esistenza nella quale la barriera tra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra online e offline, ma c’è appunto una Onlife, un’esistenza, una vita ibrida”.

Sui social la parola “vita” fa tendenza: c’è sempre più spazio per le stories, per raccontare esperienze, raccontarsi e comunicare chi siamo, ciò che siamo e vogliamo, postando ogni personale momento significativo usando testi, immagini, video. Una vita raccontata a spizzichi e bocconi, una storia anche in parte falsa, un’identità ideale che o tradisce, o esalta alla perfezione il proprio “io” profondo.

Esserci è ciò che conta (sembra di risentire per certi versi Martin Heidegger), fino al paradosso che se non hai visibilità non esisti. Non si tratta solo di un concetto, ma diventa per tanti un’esperienza quotidiana, reale, forse non sufficientemente percepita.

Qualcuno in effetti fa confusione fra reale e virtuale, eppure il solo tempo che dedichiamo ai social è esso stesso “tempo reale”, fatto di minuti, ore, giorni. Invecchiamo anche mentre chattiamo, clicchiamo, postiamo un contenuto o navighiamo su internet. Ma la percezione del tempo svanisce!

Da quei concetti di fisica che il buon Albert Einstein ha fatto diventare pane quotidiano per tutti, cioè che il binomio spazio-tempo è una costante indissolubile, sta cambiando qualcosa?
Se lo spazio è virtuale, anche il tempo diventa tale?

Dalla percezione che ne abbiamo, si direbbe di sì.
La barriera del tempo viene abbattuta nel digitale: non mi perdo più la fine del film, o la puntata della serie tv. Non devo correre a casa o rispettare gli orari. Tutto è in rete, posso avviare, riavvolgere, sospendere e riprendere come e quando voglio: il tempo da lineare diventa circolare.

Le ore chattando, postando, leggendo i commenti dei follower, scivolano via senza lasciare traccia.
In un battibaleno passano due, tre, sette ore… e non ce ne siamo resi conto. Poco importa, se ciò ci ha gratificato.
Immersi in questo spazio-tempo virtuale, abbiamo anche la sensazione di essere stati da sempre lì, o viceversa, che i social ci siano sempre stati. In realtà esistono da pochi decenni, ma hanno portato una rivoluzione significativa e profonda nelle nostre vite. Vi ricordate com’era la vita prima dei social media?

Tutto cominciò con Facebook? No. Facciamo memoria (reale!).
L’anno più importante per la storia dei social media è il 1997, anno di nascita della prima piattaforma che permetteva di produrre e condividere contenuti come testi, immagini, video e file audio con un pubblico globale: si tratta di SixDegrees, che permetteva di richiedere amicizie, inviare e condividere messaggi su una bacheca. Nel 1998 arriva OpenDiary, un sistema di “diari online” in cui per la prima volta si sfrutta lo strumento dei commenti social.

Nel 1999 Blogger e Livejournal introducono in maniera diffusa il blog e nel 2000 si costituisce Wikipedia, l’enciclopedia collaborativa e open source, ancora oggi uno dei più importanti punti di riferimento per gli utenti del web che cercano informazioni.
Nel 2001, con Meetup arriva il primo sito internet per incontri. Friendster e StambleUpon, nati nel 2002, danno la possibilità di conoscere persone nuove e di restare in contatto con gli amici.
Con essi si introduce lo strumento del profilo personale e quello del voto. Poi è la volta di MySpace nel 2003, che solo dopo un mese supera il milione di utenti registrati. Stesso anno per LinkedIn, il social per professionisti orientato al mondo del lavoro.

Nel 2004 arriva il più noto Facebook e nel 2005 YouTube.
Il 2006 vede l’esordio di Twitter, un microblog che ebbe notevole successo tra le star del cinema e dello sport.
Ma i social non avevano ancora sconvolto vite e abitudini della gente.
Una seconda fase, di svolta, giunge nel 2008, quando le aziende comprendono l’importanza dei social per raggiungere i propri obiettivi commerciali: da luogo virtuale dove conoscere persone e condividere interessi, i social diventano “luoghi” per pubblicizzare prodotti e servizi. E nello stesso anno appaiono Spotify e Groupon.

Nel 2009 Foursquare introduce la possibilità della geolocalizzazione, mentre con WhatsApp nasce l’applicazione di messaggistica istantanea più usata tutt’oggi.
Il 2010 è l’anno di Instagram e Pinterest.
Oggi social network, chat, community e strumenti di istant messaging si sono moltiplicati e diffusi, e per scegliere a quale iscriversi ci si affida, sempre in maniera social, alle recensioni e ai commenti.
(Fonti per la seconda parte dell’articolo:
https://blog.quix.it/social-media-storia-e-evoluzione, www.dottinformatica.it )

Mario Colletti
(1 – continua)

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