Un’alleanza educativa: i locali delle parrocchie a disposizione degli studenti per la didattica

La Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna (Ceer), in una nota diffusa venerdì 15 gennaio, invita le parrocchie a considerare la promozione e l’accoglienza di servizi di sostegno allo studio per adolescenti e giovani della scuola di secondo grado.
Vista la perdurante epidemia da Covid-19 che costringe gli studenti, in particolare quelli della scuola di secondo grado, ma anche tanti universitari, ad un confronto complesso con l’insegnamento a distanza (Dad), la Ceer afferma che “le nostre comunità cristiane, che in quest’ultimo anno si sono rese ancora più creativamente vicine alle persone colpite dalla pandemia, avvertono con particolare forza la criticità di questa situazione e potrebbero intensificare questa vicinanza, favorendo l’alleanza educativa, più volte richiamata dal Papa, fra famiglie, scuole e studenti”.

Sentito l’Ufficio Scolastico regionale per l’Emilia-Romagna, i vescovi Ceer invitano “le parrocchie a mettere a disposizione spazi in cui gli studenti possano seguire le attività curricolari, affrontare lo studio personale, e insegnanti fuori servizio o in pensione per integrare gli apprendimenti”. La disponibilità messa in campo dalla Chiesa emiliano-romagnola rientra nei “patti di comunità” da condividere con enti locali e associazioni di volontariato, sulla base dell’esigenza degli studenti e delle scuole.

L’accoglienza dei giovani nei locali messi a disposizione dalle parrocchie – come evidenzia la nota Ceer (di seguito il testo) – implica, naturalmente, la libera adesione delle famiglie e deve avvenire nel rispetto delle norme e delle disposizioni sanitarie anti-Covid.
I vescovi, inoltre, auspicano la presenza di più persone adulte, volontari, docenti, educatori e genitori, che oltre a vigilare, accolgano e accompagnino i ragazzi. I vescovi ringraziano i parroci e i collaboratori per la disponibilità e seguiranno la situazione con l’Ufficio educazione cattolica, cultura, scuola e università Ceer, il cui delegato è monsignor Adriano Cevolotto, vescovo di Piacenza-Bobbio.

 

Nota dei Vescovi della Conferenza Episcopale Emilia-Romagna

La perdurante pandemia da Covid-19 costringe gli studenti, in particolare quelli della scuola di secondo grado, ma anche tanti universitari, ad un confronto complesso con l’insegnamento a distanza (DAD). La mancanza o la frammentarietà della relazione educativa in presenza si fa sentire, tra i circa 200.000 studenti delle scuole statali e paritarie dell’Emilia-Romagna.
Le nostre comunità cristiane, che in quest’ultimo anno si sono rese ancora più creativamente vicine alle persone colpite dalla pandemia, avvertono con particolare forza la criticità di questa situazione e potrebbero intensificare questa vicinanza, favorendo l’alleanza educativa, più volte richiamata dal Papa, tra famiglie, scuole e studenti.

È con questo spirito che la Conferenza Episcopale Emilia-Romagna invita le parrocchie a considerare la promozione o l’accoglienza di servizi di sostegno allo studio per adolescenti e giovani della scuola di secondo grado. Sarebbe un apporto significativo all’apprendimento e alla socializzazione.
Non pochi tra questi studenti sperimentano una certa solitudine, anche nella propria casa, quando i loro genitori sono forzatamente assenti per lavoro; altri hanno difficoltà a studiare, perché le stanze sono condivise con i familiari o perché sono dotati di strumenti inadeguati o connessioni digitali scarse; è una vera povertà educativa, quella che la pandemia ha evidenziato.

Sentito l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, invitiamo quindi le parrocchie, dove vi siano le condizioni, a mettere a disposizione spazi in cui gli studenti, in orario antimeridiano o pomeridiano, possano seguire le attività curricolari svolte a distanza, affrontare lo studio personale e, dove siano disponibili insegnanti fuori servizio o in pensione, integrare gli apprendimenti carenti. I servizi, nella logica dei “patti di comunità”, andrebbero in primo luogo condivisi con Enti Locali e associazioni di volontariato, sulla base delle esigenze degli studenti, così come rappresentate dalle scuole.

L’accoglienza dei giovani implica ovviamente la libera adesione delle famiglie, nel rispetto delle regole definite dall’Autorità sanitaria per la prevenzione del contagio; ed implica pure la presenza di persone adulte (volontari, docenti, educatori, genitori) che, oltre a vigilare, possano accogliere, aiutare e accompagnare i ragazzi nelle loro esigenze differenziate.
Con profonda gratitudine verso i parroci e i collaboratori.

 

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