Fede da trasmettere

Camisasca: il richiamo della pandemia? La conversione personale 

Cari fratelli e sorelle,
mi unisco al ringraziamento che don Nicelli ha rivolto a Dio in ragione del vostro servizio (si veda a pagina 10, ndr). Grazie a tutti voi, al vicario generale, ai vicari episcopali, ai direttori degli Uffici, a tutti coloro che partecipano, in un modo o in un altro, alla vita della nostra famiglia diocesana o hanno responsabilità di guida di comunità o di movimenti. Grazie per la testimonianza che ci avete dato quest’anno! Un anno certamente difficile, ma anche provvidenziale in quanto ha mostrato a tutti noi che non siamo i signori della storia: c’è un mistero dentro l’esistenza che dobbiamo ascoltare per imparare a riconoscere l’opera di Dio dove essa si manifesta.
Questo ringraziamento assume un rilievo particolare perché si svolge durante una celebrazione eucaristica, che è rendimento di grazie: tutto il nostro lavoro di quest’anno si raccoglie – simbolicamente, realmente e sacramentalmente – nel pane e nel vino, entrando così a costituire il corpo di Cristo.

Quante volte abbiamo consapevolezza di questo nella nostra partecipazione alla liturgia domenicale? Come sarebbero diverse le nostre liturgie se ne prendessimo coscienza! Parliamo spesso della Messa come fons et culmen, ma non sappiamo che cosa questo significhi realmente, non lo viviamo. Altrimenti ne usciremmo trasformati, soprattutto più contenti, più uniti. Noi sacerdoti dovremmo essere i primi a prendere coscienza di questo. A volte le nostre liturgie sono banalizzate, “fai da te”, non rispondenti alla liturgia di Cristo. Spero che la lettera pastorale sulla liturgia che ho scritto quest’anno possa essere meditata, almeno da voi, e portare frutto nel presente e nel futuro.

Continua a leggere il testo integrale dell’intervento di monsignor Camisasca su La Libertà del 6 gennaio 2021

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