Nella Parola del Padre la fraternità

Nell’omelia natalizia del vescovo Massimo l’affidamento a san Giuseppe

Cari fratelli e sorelle,
è con grande gioia che anche quest’anno ci ritroviamo per lasciarci illuminare dalla nascita di Gesù. L’accorciarsi delle giornate e la prevalenza delle ore di buio che sempre caratterizzano il tempo precedente il solstizio d’inverno, sembrano esprimere – quest’anno in modo particolare – le paure e le incertezze causate dalla pandemia che tutti stiamo vivendo. Il mondo intero, scriveva san Massimo di Torino, “desidera, trepidante nell’attesa, che il chiarore di un sole più splendente illumini le sue tenebre”1. Il Natale del Signore, luce del mondo, ci restituisce le ragioni della speranza e ci invita a guardare con fiducia al futuro. Con la nascita di Cristo, infatti, “il mondo stesso… dalle profonde tenebre notturne emerge quasi per un parto di luce… e viene restaurata la sua luminosità”2.

Quanto abbiamo bisogno di questa luce! La luce che scaturisce dalla certezza che non siamo soli, che la sofferenza, e persino la morte, non sono l’ultima parola. Dio si fa uomo per donarci la sua vita divina, per dirci che l’unico orizzonte adeguato della nostra esistenza è la vita eterna, che la salute del corpo è parte di una salute più grande e più necessaria, che Egli è venuto a portare.
Come ho detto recentemente ad alcuni sportivi, il Natale è in un certo senso la festa della corporeità perché il Verbo eterno di Dio si fa carne e così sigilla definitivamente il valore del corpo e della fisicità. Nello stesso tempo allarga gli orizzonti angusti e idolatrici in cui solitamente confiniamo la cura del nostro corpo. L’uomo, infatti, manifesta la sua bellezza solo quando è compreso nella sua unità di corpo e di spirito.

Continua a leggere il testo integrale dell’omelia su La Libertà del 6 gennaio 2021

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