All’Ambulatorio Caritas nei giorni della pandemia

In questi giorni in cui tanto si parla di distanziamento, gli operatori dell’ambulatorio Querce di Mamre di Caritas a Reggio Emilia mantengono l’impegno a farsi prossimo, a creare “vicinanza” con chi è nel bisogno, proseguendo la loro attività di volontariato.
L’ambulatorio è uno dei pochi riferimenti per i tanti poveri: per Anthony che presenta postumi invalidanti di un infortunio sul lavoro e non ha diritto alle cure perché disoccupato, per Marika che ha metastasi ossee e, pur avendo un permesso di soggiorno, non può sottoporsi ad accertamenti e cure perché non è iscrivibile al servizio sanitario nazionale, per i tanti che con il Decreto Sicurezza sono diventati irregolari, per Carlo che vive per strada, per gli “invisibili” che non possono rifornirsi di insulina o di altri farmaci salvavita.
Per queste persone, e per molte altre, in ambulatorio si cercano rimedi ai problemi sanitari nell’ottica più ampia, scientificamente provata, che dare salute non si limita a risolvere la patologia preminente, ma comporta la ricerca delle concause della malattia, quali ad esempio la mancanza di un alloggio adeguato, di un lavoro, di istruzione, di una comunità di riferimento.

Leggi tutto l’articolo di Angela Mazzocchi su La Libertà del 2 dicembre 2020

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