Coop artigiane frenate o in fallimento:

Si alzano decisamente i toni del conflitto che oppone Confcooperative Reggio Emilia all’Inps a proposito del trattamento previdenziale per i soci delle cooperative artigiane. Una battaglia in atto ormai da quattro anni che ha già lasciato sul campo molte imprese (un quarto delle coop artigiane aderenti alla centrale cooperativa) e ora minaccia la sopravvivenza di una ventina di imprese con 220 soci artigiani e 15 milioni di fatturato.
“Queste imprese – sottolinea Matteo Caramaschi, presidente di Confcooperative – sono vittime dell’arroganza dell’Inps, che si muove in netta contraddizione con la legislazione vigente e, dal 2017, rifiuta l’inquadramento alla gestione autonoma di ogni nuovo socio lavoratore delle cooperative artigiane e li assoggetta alla contribuzione che riguarda i rapporti di lavoro subordinato”.
“Questo – spiega il presidente di Confcooperative – determina un carico di oneri insostenibile e incompatibile proprio con la figura dell’artigiano socio di cooperativa e con tutti i provvedimenti legislativi degli ultimi vent’anni, le sentenze della Corte di Cassazione (già nel 2001) e quelle, più recenti, di diversi Tribunali italiani”.
“Quella dell’Inps – prosegue Caramaschi – è una decisione unilaterale assunta in spregio alla Legge di stabilità 2016, e sinora a nulla sono valsi gli appelli e le proteste avanzate a fronte della chiusura di diverse cooperative artigiane e delle gravissime difficoltà in cui si trovano tutte queste imprese, bloccate nella propria operatività e nel proprio sviluppo imprenditoriale”.
“In campo artigiano – osserva il presidente di Confcooperative – era peraltro iniziato uno sviluppo molto significativo dell’esperienza cooperativa, che consente l’applicazione di principi di solidarietà e mutualità che non sono basati sull’apporto di capitale, come in altre forme di impresa, bensì sulla pari dignità tra i soci protagonisti dell’impresa”. “La prassi adottata dall’Inps – sostiene Confcooperative – ha dunque causato e causa danni rilevantissimi non solo alle cooperative artigiane già esistenti, ma impedisce, di fatto, la nascita di nuove realtà associative in un settore che già vive situazioni molto problematiche”.
“E’ poi a maggior ragione inaccettabile – sottolinea il presidente Caramaschi – che il regime previdenziale negato dall’Inps ai soci delle cooperative artigiane sia invece riservato a quelli che si riuniscono in srl, con un evidente, immotivato e inaccettabile pregiudizio verso le imprese cooperative”. “Una discriminazione evidente che si fonda, oltretutto, sulla dichiarata inadeguatezza delle procedure dell’Inps per l’individuazione del reddito d’impresa sul quale calcolare la contribuzione; una motivazione che gli stessi giudici hanno ritenuto risibile, spingendoli persino ad indicare le soluzioni pratiche ad un problema che, in ogni caso, è tutto dell’Istituto, e non può ricadere su imprese e lavoro”.
“E’ peraltro molto singolare – incalza Caramaschi – il fatto che i contenuti di più leggi (a partire da quella sul socio-lavoratore, uscita vent’anni fa) siano cancellati da una circolare interna dell’Inps, che già nella primavera 2016 indicava alle sedi territoriali di adottare comportamenti sui quali, ancora oggi, non c’è stato alcun intervento di richiamo e di ulteriore chiarimento da parte del Governo e della politica, nonostante più volte abbiamo denunciato la questione”.
“Per questo – conclude il presidente di Confcooperative – abbiamo inviato al Prefetto di Reggio Emilia e a tutti i parlamentari locali una memoria-denuncia che chiediamo dia vita a concrete azioni nei confronti dello stesso Istituto previdenziale che, mentre è chiamato massicciamente in causa per l’erogazione degli ammortizzatori sociali legati alla crisi sollevata dalla pandemia, contemporaneamente frappone impedimenti e ostacoli ingiustificati alla nascita, allo sviluppo e alla vita di tante imprese”.

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