Studi ebraico-cristiani? Sì, grazie

Parla Brunetto Salvarani, presidente della Fondazione Lombardini

Tra i numerosi poli d’interesse e ricerca di don Pietro Lombardini, il sacerdote nativo di Novellara che nel luglio 2021 avrebbe compiuto ottant’anni, la parte del leone l’hanno sempre fatta gli studi biblici, la conoscenza del mondo ebraico, il dialogo interreligioso e in particolare il legame tra ebraismo e cristianesimo. La riflessione, portata avanti nel tempo attraverso l’insegnamento delle discipline bibliche e della lingua ebraica e la frequentazione sempre più intensa delle molteplici espressioni dell’ebraismo, anche con prolungati soggiorni a Gerusalemme, condusse don Pietro a una convinzione centrale: “La giustizia resa al popolo ebraico non è soltanto un imperativo della verità ma anche il segno che i popoli cristiani sono capaci di accogliere coloro che rimangono estranei a essa. Nella misura in cui non sono riusciti ad accogliere l’altro, che è Israele, [i popoli cristiani] non hanno saputo nemmeno accogliere gli «altri»”. Per raccoglierne il testimone, le sorelle Anna e Marta hanno dato vita alla Fondazione Pietro Lombardini per gli studi ebraico-cristiani, costituita ufficialmente nei primi mesi del 2016. Il primo presidente della Fondazione è stato monsignor Daniele Gianotti, chiamato l’anno seguente, come sappiamo, a guidare la Diocesi di Crema. Ma l’attività è continuata, e in questo autunno 2020 ci sono ben due appuntamenti in programma, tra Reggio e Modena, come ci facciamo raccontare da Brunetto Salvarani – teologo, giornalista, scrittore e conduttore radiofonico – nelle sue vesti di presidente della Fondazione Pietro Lombardini.

Leggi tutta l’intervista nell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 14 ottobre 2020

 

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