Girolamo insegna ancora

Nel 1600° anniversario della morte del santo

Pubblichiamo il testo dell’omelia che il Vescovo ha tenuto nella chiesa di San Girolamo, a Reggio, il 30 settembre. 

Cari fratelli e sorelle,
celebriamo oggi la festa di san Girolamo a 1.600 anni dalla sua morte. Lo facciamo in questo luogo, così significativo per la nostra città e per la nostra diocesi. Esso ci ricorda la Terra Santa, dove Girolamo ha trascorso tanta parte della sua vita ed è infine morto. Questa, “Gerusalemme di Reggio”, ci rimanda al legame profondo tra la Parola di Dio – di cui Girolamo è stato esimio studioso e traduttore – e la terra in cui quella Parola ha visto la luce. Questo binomio – Parola di Dio e Terra – attira la nostra attenzione sulla carnalità del cristianesimo, sulla sua concretezza e quindi sul mistero dell’Incarnazione, come ci ha ricordato anche la profezia di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Questo luogo, dunque, è come un monito a non separare mai l’amore per la Scrittura dall’amore a Cristo presente e vivo nei suoi sacramenti e nella sua Chiesa. In lui, infatti, la Parola di Dio si è fatta carne e nella “terra” della Chiesa, suo corpo, rimane per sempre incarnata. Ogni volta che separiamo la conoscenza delle Scritture dalla conoscenza di Cristo, le Scritture rimangono mute e Cristo diviene un enigma indecifrabile.

Continua a leggere il testo integrale dell’omelia su La Libertà del 7 ottobre 2020



Leggi altri articoli di Chiesa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.