Terminata la lezione in palestra, con la mente svuotata dai pensieri e dalle preoccupazioni del quotidiano, soddisfatta per essere riuscita a mantenere anche questa volta un impegno solo e unicamente per me stessa, insieme alle compagne di corso mi ritiro nello spogliatoio, la camera di decompressione in cui recuperare un po’ di fiato e soprattutto un aspetto dignitoso prima di rientrare in ufficio.
Mentre la chimica di quella macchina perfetta che è il corpo umano assolve al proprio compito e le proprietà benefiche delle endorfine annullano ogni sensazione di fatica, regalandomi una riconciliante percezione di benessere, il cervello e la ragione, o meglio, il senso del dovere lentamente, ma non poi così tanto, cominciano a rivendicare il proprio spazio.
Mentalmente riordino l’agenda degli impegni e mi ricalibro sulle impietose e troppo veloci lancette dell’orologio, fino a quando la conversazione tra due colleghe di corso raccoglie involontariamente la mia attenzione.
Leggi tutto l’articolo di Valeria Braglia nella rubrica “Mirabilia” su La Libertà del 20 settembre