Dagli Appennini all’Oceano Atlantico

Questa intervista a Enrico Leoni (che compare nella foto) è stata realizzata per La Libertà da Giorgio Ferrari, collaboratore da anni del settimanale diocesano, nonché nonno di Enrico.

Enrico Leoni, com’è nata la tua passione per la montagna ed in particolare per l’alpinismo?
La passione per la montagna mi è stata trasmessa dai miei genitori che, fin da quando sono piccolo, mi hanno portato a camminare d’estate e a sciare d’inverno. Però quando ero piccolo odiavo camminare e fare fatica… infatti la mia è stata una sorta di riscoperta della montagna! Sciare mi è sempre piaciuto ma alla lunga mi ha un po’ annoiato; dallo sci in pista sono passato allo sci fuoripista e poi allo sci-alpinismo… A quel punto il passo verso l’alpinismo e l’arrampicata è stato quasi obbligato.

Questa tua passione per l’alpinismo in che luoghi ti ha portato, nel nostro Appennino, sulle Alpi e all’estero?
Ci sono persone appassionate di alpinismo o di arrampicata che tendono a praticare queste discipline sempre nei soliti luoghi, come le Dolomiti o il monte Bianco… per me l’alpinismo è sempre stato un pretesto per esplorare e conoscere realtà nuove. Il nostro Appennino, naturalmente, lo conosco bene: da bambino, le prime passeggiate le ho fatte sul Cusna e ho arrampicato spesso sulle pareti della Pietra di Bismantova, ma sono stato anche sul Gran Sasso in Abruzzo e sull’Etna a sciare. Le Alpi italiane le ho girate più o meno tutte, ho fatto salite alpinistiche anche in Francia, Svizzera e Austria. Per quanto riguarda altre catene montuose, sono stato a fare sci-alpinismo in Alaska, Norvegia e Marocco. Infine nel 2016 sono stato in Patagonia per un mese da solo a fare dei trekking.

Continua a leggere tutta l’intervista su La Libertà del 20 settembre 2020

 

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