Lungo il fiume la fraternità deve crescere

Questo articolo di don Gabriele Carlotti è la continuazione del reportage del suo viaggio lungo il fiume Içá che La Libertà ha iniziato a pubblicare nel numero della settimana scorsa.

L’ ottava è la Comunità di Boa União. O meglio, era la Comunità di Boa União, perché le poche famiglie si sono trasferite in città e sono rimaste le case vuote; vengono ogni tanto per piantare, specie quando l’acqua è bassa; è rimasta solo una famiglia che però appartiene alla chiesa della Croce. Lungo il cammino ci sono alcune piccole comunità interamente evangeliche, o dell’Assemblea di Dio o della Croce. In questo viaggio non ci siamo fermati. Continuiamo la navigazione per due ore e arriviamo alla prossima comunità. Lungo il cammino entriamo in un “paranà” (piccole scorciatoie sul fiume che permettono di tagliare le curve e di abbreviare le distanze). Facciamo fatica e rischiamo di incagliarci nella sabbia, ma vogliamo visitare la famiglia di Francisco che abita qui con la moglie e i suoi cinque figli. Frate Gino (il Cappuccino che era presente prima del nostro arrivo) nel suo ultimo viaggio ha realizzato il matrimonio di questa coppia e si è raccomandato di visitarla, e così abbiamo fatto. Siamo arrivati e ci hanno accolto quattro bambini… Mentre conversiamo vediamo avvicinarsi una canoa, è la mamma che rientra dopo cinque ore… non ha trovato niente, non ci sono uova sulla spiaggia! Ci salutiamo, lei mi riconosce subito, ero passato a novembre con frate Gino. Conversiamo un po’ e le chiedo se accetta un poco di cibo: la metà di quello che abbiamo con noi sulla barca. Guardo Mosè, il mio compagno di viaggio che mi sorride… avevamo appena commentato che non sarebbe bastato per il viaggio di ritorno, ma Mosè è un provetto pescatore e non ci preoccupiamo! 

Continua a leggere l’articolo di don Gabriele Carlotti su La Libertà del 20 settembre 2020



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