San Girolamo a sedici secoli dalla morte

Celebrazioni il 27 e 30 settembre con Mussini, Camisasca e Monari

Per uno storico 1.600 anni sono un’enormità, per la grande quantità di mutamenti che producono e che finiscono col creare tra noi e il passato una distanza difficile da superare. 1.600 sono anche gli anni che ci separano dalla morte di san Girolamo, ma in questo caso la distanza si sente meno, per l’immediatezza con cui il santo si presenta a noi ancor oggi. Proviamo a leggere un passo di una lettera che egli inviò ad una sua discepola, che poi lo seguì come monaca in Palestina: “Quante volte, pur abitando in questo sconfinato deserto bruciato da un sole torrido … credevo d’essere nel mezzo della vita gaudente di Roma! … Proprio io, che mi ero da solo inflitto una così dura prigione … senz’altra compagnia che belve e scorpioni, sovente mi pareva di trovarmi tra fanciulle danzanti. Il volto era pallido per il digiuno, eppure, in un corpo ormai avvizzito, il pensiero ardeva di desiderio … Privo d’aiuto, mi prostravo ai piedi di Gesù, li irroravo di lacrime … i miei gemiti congiungevano il giorno alla notte, non la smettevo di battermi il petto … Ma il Signore mi è testimone: dopo pianti a non finire, dopo aver tenuto a lungo lo sguardo fisso al cielo, mi pareva talvolta di trovarmi tra le schiere degli angeli. Allora, esultante di gioia, cantavo: «Ti correremo dietro, attratti dal profumo dei tuoi aromi»” (Lettera ad Eustochio, capitolo 7).

Leggi tutto l’articolo di Zeno Davoli su La Libertà del 23 settembre 2020



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