La sfida della vetta storta

Un’impresa a lungo accarezzata nel racconto autobiografico

Non ricordo bene quando questa storia è cominciata, sicuramente un bel po’ di anni fa. Era, credo, l’estate del 1970 quando, seduto sul sedile posteriore di una Fiat Seicento verde spento, con la schiena attaccata al radiatore bollente che raffreddava il suo motore posteriore, risalivamo di notte, io e tre amici, i primi tornanti della Valle di Ayas in Val d’Aosta.
Eravamo partiti da Reggio Emilia, la sera prima, facendo le strade normali per risparmiare i soldi dell’autostrada. Fatta poca strada tornammo quasi subito a valle perché, con il buio pesto, rimaneva ben poco da vedere, solo rocce nere e qualche albero a destra o a sinistra a seconda di come risaliva la strada. Ci fermammo nella piazzetta di Verrès, il paese sulla Dora che sta all’inizio della valle, per aspettare il giorno fatto e raggiungere così il piccolo borgo di Nabian e la mia fidanzata Cristina.

Continua a leggere tutto l’articolo di Giuseppe Maria Codazzi su La Libertà del 9 settembre 2020

 

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