Cosa resta del terzomondismo?

Non ho alcuna intenzione di nascondere o di sminuire il peso delle colpe dell’uomo bianco occidentale, ma è necessario svolgere alcune considerazioni.
La prima riguarda proprio le cause del differente sviluppo generale tra le varie aree e civiltà del mondo.
Seguendo il filo del discorso proposto dallo storico inglese David S. Landes nella sua opera “La ricchezza e la povertà delle nazioni” (Garzanti, 2002) è possibile individuare le cause del “ritardo” di certe grandi civiltà che fino al ’700 erano più progredite e forti dell’Europa (gli imperi già citati) in un fattore totalmente indipendente dal rapporto con l’Occidente; una chiusura agli apporti altrui dettata da una presunta superiorità e autosufficienza, chiusura che non ha permesso di sfruttare per tempo delle scoperte e delle innovazioni prodotte da altri e che, col tempo, ha creato le condizioni per essere vittime di un Occidente che, nel frattempo, viveva la sua esplosione scientifica, tecnologica e produttiva.
Torniamo, comunque, alla storia più recente.

Leggi il testo integrale del saggio di Daniele Semprini su La Libertà del 9 settembre 2020

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