Cassa integrazione: imprese e lavoratori dei servizi discriminati

Confcooperative chiede modifiche al Decreto del 14 agosto

Il Decreto del 14 agosto va corretto in sede di conversione in legge per eliminare una palese discriminazione a carico di imprese e lavoratori; a sottolinearlo è Confcooperative, che punta il dito sul tema dell’accessibilità alla cassa integrazione straordinaria da parte delle realtà imprenditoriali (e tra queste molte cooperative) che svolgono servizi per altre imprese.

“Il Decreto – sottolinea la centrale cooperativa – non ha corretto, come era stato richiesto, il principio
in base al quale le imprese di servizio possono richiedere l’ammortizzatore sociale solo per i casi e per i cantieri rispetto ai quali l’azienda committente abbia a propria volta richiesto la cassa integrazione”.
“Una limitazione – spiega Confcooperative – già contestabile e contestata prima della pandemia, perché negava, di fatto, la continuità dei processi esternalizzati rispetto alle attività complessive dell’impresa committente, ma oggi, a maggior ragione, fonte di inaccettabili discriminazioni e di rischi di tenuta delle imprese dei servizi”.

“L’interruzione o la riduzione dei servizi esternalizzati – osserva Confcooperative – non dipende più soltanto dalla possibile crisi dell’azienda committente, ma sempre più frequentemente, in questa fase pandemica, da una trasformazione dei processi aziendali che moltiplicano il ricorso, ad esempio, allo smartworking, con pesanti conseguenze su servizi esternalizzati quali la ristorazione, le pulizie, la vigilanza”.

“In casi come questo, così come per i processi di riorganizzazione logistica, incluse le delocalizzazioni, non necessariamente si configura una situazione di crisi che induca il committente a richiedere ammortizzatori sociali; l’effetto – sottolinea la centrale cooperativa di Largo Gerra – è che tutte le conseguenze sui costi e sulla tenuta del lavoro si trasferiscono sulle imprese di servizio, impossibilitate ad accedere agli stessi ammortizzatori”.

“Un impedimento – incalza Confcooperative – palesemente insostenibile prima della pandemia, ma oggi ulteriormente e gravemente discriminante per imprese, lavoratrici e lavoratori dei servizi, che hanno visto ampliarsi la tipologia dei casi nei quali, pur vivendo situazioni di crisi, non possono ricorrere alla cassa integrazione straordinaria”.
“Per parte nostra – conclude la centrale cooperativa – abbiamo presentato, anche come Alleanza delle cooperative, queste osservazioni critiche e le nostre richieste di modifica al decreto del 14 agosto nelle sedi competenti, ma chiediamo che anche il mondo politico e gli stessi sindacati si mobilitino affinchè il Parlamento intervenga per correggere una palese stortura che pregiudica la tenuta di imprese che già affrontano situazioni di straordinaria difficoltà”.

Gino Belli

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