Si cambi sguardo sulla disabilità

Vedo in internet che ci sono tante associazioni per disabili (chi pone l’attenzione prevalentemente sul lavoro con le necessarie agevolazioni, chi sulla facilitazione allo sport, chi si occupa del dopo di noi, eccetera). Capisco che su un argomento così delicato siano sorte tante associazioni che lo vogliono affrontare da diversi punti di vista. E per lo più sono associazioni sorte dai diretti interessati, cioè dai genitori. Questo è senz’altro lodevole, ma drammatico insieme. Al di là delle associazioni, che futuro è immaginabile per questi ragazzi una volta che scompare la loro prima ed essenziale fonte di sponsorizzazione (i genitori)?
Altra domanda. Lo Stato, le varie istituzioni, dalla scuola al mondo del lavoro ai vari enti sociali, come si rapportano con questo mondo variegato dell’handicap? Consideriamo che prima di morire, tra l’altro, quasi tutti passiamo per una qualche forma di handicap. Pur nel rispetto delle varie associazioni che si dedicano al problema, non è giunto il tempo di affrontare l’handicap da un punto di vista diverso? Uno Stato che si rispetti è quello che fa del sostegno a chi è più fragile il primo dei suoi interessi.

Continua a leggere l’articolo di Nemesio Gherpelli nella pagina dei Lettori su La Libertà del 26 agosto 2020

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