Appena l’ho visto ho pensato di condividerlo: faccio da traduttore. La fonte poi è assolutamente autorevole, il JAMA, il giornale dei medici americani. Si tratta di una review sistematica e una meta-analisi sulla letteratura scientifica che si è occupata dell’associazione tra l’uso di cannabis in adolescenza e l’ansia, la depressione e le condotte suicidali tra i giovani. Lo studio ha preso in considerazione gli articoli scientifici apparsi su Medline, Embase, CINAHL, PsycInfo, Proquest Dissertations e Theses, una letteratura molto vasta. Gli autori hanno studiato 3.142 articoli.
La cannabis è la droga più utilizzata dagli adolescenti in tutto il mondo. Il suo impatto sulla sinaptogenesi e sulla formazione di disturbi mentali di area psicotica è largamente conosciuto. Molto meno si è indagato l’effetto della cannabis sullo stato dell’umore e sulla possibilità di innescare condotte autolesioniste e di tipo suicidale, che sono appunto i temi analizzati nell’articolo.
Lo studio ha calcolato l’indice di rischio rappresentato dal consumo di cannabis.
Orbene va precisato che ciò che accade ai consumatori di cannabis è solo, si fa per dire, un innalzamento della probabilità di un esito di sofferenza dello stato dell’umore e ideativa.
Cioè considerata l’alta diffusione del consumo va detto con chiarezza che la probabilità di avere un esito insoddisfacente e/o di sofferenza è solamente, si fa per dire, più elevata di quanto non lo sarebbe se non si consumasse cannabis.
Continua a leggere l’articolo di Umberto Nizzoli su La Libertà del 26 agosto 2020