I sindacati chiedono nuovi incontri alla Conferenza socio sanitaria per ragionare sul modello sanitario e assistenziale territoriale, sulla sua sostenibilità e capacità di dare risposte
Cgil Reggio Emilia, Cisl Emilia Centrale, Uil Modena e Reggio hanno chiesto due nuovi incontri alla Conferenza socio sanitaria per continuare a fare il punto sulla situazione della Sanità e del welfare a Reggio.
“I diversi incontri che abbiamo avuto durante la fase più acuta della pandemia – spiegano i sindacati – hanno portato a definire, in particolare sul tema delle strutture per anziani, linee d’indirizzo per contrastare il covid e rafforzare il coordinamento fra le parti, in vista della graduale riapertura delle attività nella cosiddetta fase 2”.
“Ora è necessario dare al più presto seguito a questo intendimento, anche alla luce delle direttive regionali emanate il 17 giugno scorso, in materia di riapertura dei Centri diurni e accesso di nuovi utenti nelle strutture. Serve un impegno straordinario per adeguare spazi e modalità assistenziali delle strutture, necessario per garantire celermente alle famiglie una risposta sicura ai bisogni di assistenza. Come abbiamo detto in passato è necessario un ridisegno complessivo dell’assistenza per gli anziani e questo non può prescindere da un deciso incremento dei finanziamenti anche sul welfare, oltre che sulla sanità, sostenuto innanzitutto da una legge nazionale sulla non autosufficienza, degna di questo nome, come da anni chiedono i sindacati”.
“Riteniamo inoltre indispensabile riprendere al più presto la riflessione sulle misure necessarie per la sostenibilità delle Asp. Chiediamo quindi agli enti locali reggiani di continuare a promuovere con forza queste istanze verso la Regione e le Istituzioni superiori. Attraverso il contributo di tutta la comunità dobbiamo assolutamente evitare il rischio che le famiglie vengano lasciate ancora più sole a gestire bisogni di non autosufficienza. Visti i trend – concludono Cgil, Cisl e Uil – demografici era una riflessione che noi avevamo già sollecitato prima della crisi, ora si impone ancora di più ragionare sul nostro modello sanitario ed assistenziale territoriale, sulla sua sostenibilità e capacità di dare risposte in un contesto in rapida evoluzione.