“È impossibile immaginare una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio”. Così scriveva Papa Francesco nella sua lettera aperta del 20 agosto 2018 in cui faceva suo il grido delle tante vittime di abusi (sessuali, di potere e di coscienza) commessi da chierici e consacrati nell’arco degli ultimi 70 anni. Lungi dal minimizzare o – peggio – coprire le colpe di chi ha sbagliato (atteggiamento purtroppo riscontrato sia nel passato che nel presente in tanti settori della Chiesa), il Santo Padre riconosceva però l’insufficienza della “tolleranza zero” nei confronti dei singoli responsabili e richiamava ogni battezzato ad un profondo esame di coscienza, unitamente all’esercizio della preghiera e del digiuno, per una trasformazione globale della Chiesa e della società.
Leggi tutto l’articolo di Antonella Bussetti su La Libertà del 1° luglio 2020