Coldiretti: via libera dell’Ue all’etichettatura di origine per i salumi

Coldiretti Reggio Emilia: risultato importante soprattutto in un momento in cui le quotazioni dei maiali sono scese a poco più di 1 euro al chilo.

Via libera dell’Unione Europea all’etichetta Made in Italy su salami, mortadella, prosciutti e culatello per smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana come chiede il 93% dei cittadini che ritiene importante conoscere l’origine degli alimenti, secondo l’indagine on line del Ministero delle Politiche agricole. Ad annunciare l’importante traguardo è la Coldiretti, che ha fortemente sostenuto il provvedimento, dopo la scadenza del cosiddetto termine di “stand still”, il periodo di “quarantena” di 90 giorni dalla notifica entro il quale la Commissione avrebbe potuto fare opposizione allo schema di decreto nazionale interministeriale (Politiche Agricole, Sviluppo Economico e Salute) che introduce l’indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate.

«È una novità importante – commenta Maria Cerabona, direttore della Coldiretti di Reggio Emilia – per garantire trasparenza nelle scelte dei consumatori e una possibilità di reddito per gli allevatori. In un momento difficile per tutta l’economia italiana – continua la Cerabona – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy».

«Le quotazioni dei maiali si sono quasi dimezzate dall’inizio della pandemia – denuncia Maria Cerabona – e sono scese a poco più di 1 euro al chilo mentre le spese per l’alimentazione degli animali, dal mais alla soia, hanno registrato rincari fino al 26%. La situazione del settore suinicolo è divenuta insostenibile e sta mettendo in difficoltà gli allevatori che non vedono ripagati neppure i costi di allevamento».

L’obbligo di origine in etichetta per i salumi può portare respiro e riconoscimento della qualità del lavoro agli oltre 200 allevamenti reggiani con i loro 250/300 mila capi e tutto il comparto suinicolo italiano che conta ben 5mila allevamenti direttamente connessi ai 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine (Dop) Parma e San Daniele.

«Due prosciutti su tre venduti in Italia – precisa la Cerabona – sono ottenuti da maiali stranieri senza alcuna evidenziazione in etichetta. È per questo che servono interventi mirati e urgenti perché siamo al punto di non ritorno con una situazione che – continua la Cerabona – rischia di compromettere per sempre la potenzialità produttiva del settore suinicolo con una destrutturazione degli allevamenti difficilmente recuperabile».

L’Italia ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa – dichiara Coldiretti – anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal.

Il decreto sui salumi, che dovrà essere presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale per essere operativo, prevede – spiega Coldiretti – che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali).

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”.

L’etichettatura dei salumi è l’ultimo capitolo della storica battaglia per la trasparenza condotta dalla Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa e iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002.

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