Per un’estate diversa dal solito da tornare a vivere insieme
Tra le tante cose particolari che la pandemia ci ha lasciato c’è sicuramente un cambiamento nella percezione del tempo e delle relazioni. Ci siamo ritrovati con un tempo sospeso, improvvisamente rallentato e lungo. Abbiamo sentito tutti la fatica di relazioni sospese, virtuali, vissute nel “distanti, ma uniti”, alla continua ricerca di una comunione più profonda senza potersi incontrare; ma segnati anche da una prossimità stretta e forzata per famiglie che forse non hanno mai passato così tanto tempo insieme, in così poco spazio.
E se per noi adulti questo è stato il tempo anche delle preoccupazioni della sospensione del lavoro, per i ragazzi questa fatica è stata forse ancora maggiore: la scuola ha fatto quel che ha potuto, e anche le parrocchie con educatori e catechisti, ma cosa sono quest’anno, nella testa dei più piccoli, le vacanze? Cos’è l’estate? I bambini e i ragazzi, infatti, non vivranno fisicamente il “rito” dell’ultima campanella, del saluto dell’ultimo giorno di scuola, del congedo dai professori e da compagni che magari non rivedranno più, perché è finito un ciclo scolastico: tutti riti che hanno da sempre inaugurato il tempo estivo, e che ora non ci sono.
Continua a leggere tutto l’articolo a cura del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile su La Libertà del 10 giugno 2020