L’omelia del vescovo Massimo nella solennità dell’Ascensione
Pubblichiamo il testo (non rivisto dall’autore) dell’omelia pronunciata dal vescovo Massimo nella santa Messa mattutina di domenica 24 maggio, solennità dell’Ascensione, in Cattedrale. Le foto in questa pagina sono di Giuseppe Maria Codazzi. Tutte le foto dei servizi diocesani, di quest’anno come degli anni scorsi, si possono sfogliare online sul sito www.laliberta.info.
Cari fratelli e sorelle,
la Chiesa ci propone solennità liturgiche così importanti come quella odierna, unicamente perché esse dicono una parola “necessaria” su Dio e sull’uomo, su chi è Dio e su chi siamo noi. E dunque dobbiamo cogliere questa parola “necessaria” anche in questa solennità dell’Ascensione di Gesù. Forse essa è un po’ nascosta, non è così facile da cogliere.
Che cosa dice di Dio l’Ascensione di Gesù? E che cosa dice di noi e a noi? Innanzitutto l’Ascensione di Gesù è strettamente collegata alla sua missione. Come abbiamo sentito nel Vangelo di Matteo, prima di ascendere al Cielo, Gesù dice: andate in tutto il mondo (Mt 16,15; cf. 28,19). Fate cioè ciò che io non ho potuto fare. Egli dà così ai suoi apostoli il compito di essere come “altri Gesù” nella storia e nella vita del mondo. Fate discepoli tutti i popoli, battezzateli e aiutateli ad obbedire a ciò che io ho detto, ad entrare nella scia di vita nuova inaugurata da me (cf. Mt 28,19). Dunque l’Ascensione è il momento in cui nasce la Chiesa, in cui l’opera di Gesù non si interrompe, ma continua attraverso il ministero degli apostoli, dei presbiteri, dei diaconi e di ogni fedele.
Leggi il testo integrale dell’omelia su La Libertà del 3 giugno 2020
FOTOGALLERY MESSA ASCENSIONE IN GHIARA SABATO 23 MAGGIO
FOTOGALLERY MESSA ASCENSIONE IN CATTEDRALE DOMENICA 24 MAGGIO