Con le solennità dell’Ascensione e della Pentecoste la Chiesa è entrata nella FASE 2, non perché ha ripreso a celebrare le messe, ma perché ogni anno questi misteri ci fanno entrare in quel grande oggi che segue la prima venuta di Cristo ed è attesa del suo ritorno. In questo spazio siamo affidati all’azione dello Spirito che ci insegna ogni cosa e ci guida alla verità tutta intera.
Scrive un autore parafrasando le beatitudini: “Beati quelli che hanno occhi tanto limpidi da vedere tracce di Dio dovunque” (E. Ronchi). Il Signore ci conceda il dono di occhi e cuori puri per cercarlo nelle pieghe di ogni tempo, anche di questo tempo.
L’Ascensione e la Pentecoste inaugurano il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito: cioè il tempo della comunità che cresce, della missione, dell’annuncio, ma anche il tempo della ferialità e della fragilità. Gesù, infatti, saluta i suoi facendoli ripartire dalla Galilea, il luogo della vita quotidiana, e le letture dell’Ascensione non ci hanno nascosto i tratti di una comunità ferità (sono rimasti in undici) e che dubita (Mt 28,17).
Continua a leggere tutto l’articolo dell’équipe di pastorale familiare su La Libertà del 3 giugno 2020