Il mondo a domicilio? Era normale

Le consegne a domicilio di queste settimane, causa Coronavirus, mi riportano al tempo in cui il mondo a domicilio era la normalità.
Consegna quotidiana del fornaio: a tarda mattinata sbucava silenzioso il Fiorino avvolto nel profumo di pane. Spesso era uno dei garzoni, ma si poteva trovare anche il titolare che si prendeva l’ora d’aria, lui che faceva sveglia alle due del mattino. Sfruttava l’occasione per socializzare con attività rilassante; maglia in lana mezze maniche (type Fantozzi per capirci), non perdeva occasione per ricordare che “meglio darli – i soldi – al fornaio che al farmacista”. Nelle grandi occasioni gli veniva affidata la torta da cuocere, sarebbe stata resa la mattina successiva.
Il martedì, cadenza settimanale, era il turno del droghiere-alimentari; furgone tipo Ducato contenente tutto. Tonno portoghese in grande scatola da vendere sfuso (una bontà, con quattro foglie di insalata mangiavi da principe), baccalà solo da scaldare, gorgonzola squisito nella formella grande, caciotte provenienti dai luoghi più disparati, tutto rigorosamente pesato e avvolto nella carta apposita.

Leggi tutto l’articolo di Marco Garimberti su La Libertà del 27 maggio 2020

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