Il 61% dei bambini non ha fatto lezioni online, l’11% una lezione a settimana, il 49% due lezioni, il 28% tre lezioni, il 9% quattro lezioni e il 2% cinque lezioni a settimana. E’ il risultato di un’indagine svolta dalla comunità di Sant’Egidio sulla didattica a distanza, svolta su un campione di 800 bambini dai 6 ai 10 anni, residenti in 27 quartieri di Roma e iscritti in 44 scuole primarie. Nel corso di una conferenza stampa in streaming svoltasi il 15 maggio, la comunità lancia l’allarme per il rischio che la didattica a distanza allarghi le diseguaglianze, penalizzando dei “bambini di serie B”.
“Ci sono famiglie che non sono in grado di supportare l’insegnamento online, penso a figli degli immigrati, ai bambini rom, a bambini più svantaggiati”, ha detto il presidente della comunità, Marco Impagliazzo. “Una delle povertà indotte dalla pandemia è la povertà educativa: le scuole sono entrare nella modalità a distanza e ciò ha creato una serie di problematiche molto complesse. Voglio esprimere la soddisfazione per come tanti docenti e dirigenti si sono mossi per entrare in questa modalità da un giorno all’altro. Dall’altra però lasciatemi esprimere un grande saluto a tutti i bambini che hanno sofferto per questa situazione: parlo dei bambini ma il discorso può essere allargato a tutti i ragazzi che hanno perso la socialità e il contatto umano, oltre al rapporto con gli insegnanti.
Nella narrazione pubblica poco si è parlato di questo tema, e invece la grande resistenza dei bambini e dei ragazzi merita di essere sottolineata. Noi – ha proseguito Impagliazzo – temiamo l’allargamento della distanza tra una serie A e una serie B dei bambini, un allargamento delle disuguaglianze.
In Italia c’è già il 14,2% di abbandono scolastico, sono dati del 2018, il che significa che le disuguaglianze nella scuola sono ancora forti. Questa situazione rischia di aggravarle”.