Quotidianamente riceviamo decine di proprietari sempre con lo stesso problema.
Nel settore commerciale:
-il conduttore ha comunicato che non guadagna e dunque non paga il canone.
– Alcuni hanno smesso di pagare senza neppure preavvertire.
– Altri hanno smesso di pagare anche se l’attività non è sospesa.
Nel settore abitativo non va meglio:
– Gli studenti, scappati all’inizio del virus nelle case dei genitori, non stanno pagando e chiedono di pagare da settembre, quando torneranno all’Università.
– Poi ci sono le famiglie in cassa integrazione che faticano a pagare il canone.
E i proprietari? Facendo un’indagine sui nostri associati (più di 2.000 e 200 in più negli ultimi due mesi), per metà di questi l’affitto è il proprio unico reddito, per un quarto è un’integrazione di una piccola pensione, per l’altro quarto è un secondo reddito che però tra irpef, imu, spese condominiali, si riduce, specialmente nel settore commerciale (dove manca la cedolare secca) ad un quarto del canone praticato, per andare poi a zero quando si devono eseguire opere di manutenzione straordinaria.
Dal decreto rilancio non arrivano buone notizie. Il 60% del credito di imposta a favore dei conduttori, in regola con il pagamento dell’affitto, per tre sole mensilità, non è sufficiente e non elide il problema più diffuso che è quello del mancato integrale pagamento di tutti questi mesi.
In più i proprietari (che comunque non hanno la possibilità di utilizzare nel frattempo l’immobile che rimane ai conduttori), si vedono comunque tassato il canone di locazione anche se non percepito, salvo scritture di riduzione che però in tanti casi non si riescono a stipulare poiché la riduzione attualmente richiesta, nella maggior parte delle situazioni, è a zero.
Con lo sportello Covid, che abbiamo inaugurato per la risoluzione di queste controversie, siamocomunque riusciti a salvare moltissimi contratti.
Ci sono situazioni però di morosità, già prima del Covid, per le quali oggi non si può fare più nulla e abbiamo dovuto procedere con gli sfratti.