Mio nonno era nato nel 1910 e ha vissuto due guerre mondiali. Era un privilegiato, viveva in campagna, la terra non mancava e questa era garanzia di cibo in tavola. Era molto alto e il suo portamento, tanto distinto quanto severo, lasciava trasparire una naturale autorevolezza, che lui manifestava con estremo garbo.
Nemmeno l’età aveva intaccato il suo carattere forte e determinato e per i suoi figli è stato cardine per l’intera esistenza.
Io sono stata la prima e unica nipote, spettatrice silenziosa e affezionata di molti anni della seconda metà della sua vita.
Le passeggiate nei campi, sempre con i cani al seguito, le lunghe chiacchierate seduti al riparo del porticato o all’ombra del grande noce davanti a casa erano i momenti più attesi della giornata, perché sapevo che lui aveva sempre un racconto nuovo, di vita vissuta, pronto per me.
Continua a leggere tutto l’articolo di Valeria Braglia nella rubrica “Mirabilia” su La Libertà del 13 maggio 2020