Libano allo stremo

Dozens of Lebanese protesters defy a stay-at-home order to protest in their cars deteriorating living conditions and maintain pressure on a political elite under fire since mass protests erupted last October, in the capital Beirut on April 21, 2020. - Lebanon's parliament met today in a conference hall to allow for social distancing between lawmakers amid the coronavirus pandemic, while outside anti-government protesters demonstrated in a car convoy.Outside the venue, dozens of protesters drove a noisy convoy of cars covered in slogans, drivers honking their horns and passengers brandishing the national flag and leaning out of the windows in face masks. (Photo by IBRAHIM AMRO / AFP)

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Sono giorni difficili quelli che sta vivendo il Libano già vittima di una gravissima crisi economica e adesso alle prese con la pandemia del Covid-19.
La tensione sociale è enorme ed è sfociata in numerose manifestazioni di piazza. Il tasso di povertà nella popolazione ha raggiunto livelli mai conosciuti nel Paese dei Cedri. Subito dopo i primi casi, il governo libanese ha assunto misure restrittive disponendo la chiusura completa di tutte le attività, pubbliche e private a eccezione di quelle essenziali, applicando il coprifuoco serale (dalle 19 alle 5 di mattina) e consentendo la circolazione dei mezzi solo a targhe alterne nei giorni feriali.

Il 4 maggio il Paese ha visto l’avvio della Fase 2, in 5 tappe fino all’8 giugno, che prevede un alleggerimento delle misure contro il Coronavirus.
Tra queste la riapertura dei ristoranti, ma solo al 30% delle loro capacità ricettive, dei barbieri, ma con settimana corta fino al mercoledì. Parrucchieri e estetisti invece potranno lavorare dal giovedì al sabato.

Continua a leggere tutto l’articolo di Daniele Rocchi su La Libertà del 13 maggio 2020 

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